Dedicare alla memoria di un Vescovo questo scritto, a cinquant'anni dalla morte, non è segno soltanto dello stretto legame umano e di fede che lega i pesaresi ai propri Pastori; è segno certamente di una permanenza oltre la tomba, ed oltre il tempo di quel santo Vescovo, più ancora che nella storia, nel cuore e nella coscienza comune dell'intera città. Una delle figure più significative e più care di presuli che ressero la sede vescovile di Pesaro nel secolo scorso, dal 1917 al 1952. Oggi non sono molti coloro i quali lo hanno conosciuto personalmente, ma il suo ricordo permane anche in quanti ne hanno soltanto sentito parlare dai più anziani. La delicatezza e l'importanza degli uffici che ricoprì lo posero sempre in una posizione di primo piano, anche se egli, riservato, preferiva operare in silenzio e con discrezione, senza far pesare la propria autorità né sui sacerdoti né sui fedeli.
Monsignor Porta, nel suo lungo servizio sacerdotale ed episcopale, fu veramente un uomo di Dio, un uomo che visse la povertà evangelica, povero ed amico dei poveri, in un tempo in cui c'era la corsa sfrenata al denaro. Egli non predicò solamente la povertà ma la attuò. (Don Gaudiano, il prete dei poveri e degli emarginati, ci racconta come il Vescovo consegnava a lui buste chiuse contenenti denaro per opere di carità). Tenne fermissimamente fede al suo motto episcopale di carità e pace “Ubi caritas ibi pax”. Fu uomo di Dio, un uomo che scelse la santità in un tempo in cui molti scelsero le cose del mondo. Ci esortava spesso nelle sue elevate omelie a ricercare le cose di lassù e non quelle della terra secondo l'indicazione dell'Apostolo Paolo. Un uomo che visse e fondò la sua vita sulla forza della preghiera. Un uomo che si vedeva che parlava con Dio: e per questo e soltanto per questo seppe parlare al cuore della gente. Chi non ricorda quelle ore ed ore passare in quel genuflessorio in cui era posta una candela che emanava una flebile fiamma, nella Cappella del S. Sacramento in Cattedrale, dalle prime luci dell'alba a sera inoltrata! Un uomo immerso nella sofferenza ma che trovava conforto nella estenuante preghiera. Insomma, come ci dice Romolo Forlani nella sua testimonianza: un uomo “voltato all'insù”. Innalzava le sue mani supplici al cielo per la carità e la pace del suo popolo.
Il tempo non ha attenuato il ricordo dei suoi figli ed ha dimostrato quanto siano state vere le belle espressioni latine, sintesi felice di tutta la sua vita, che si sono lette sulla sua tomba, nei dieci anni che il suo corpo riposava nella pace di Cristo, nel nostro cimitero centrale: “In eorum animis vivat quos fide genuit, pietate fovit, exeplis erudivit” (viva negli animi di coloro che generò con la fede, riscaldò con la pietà, ammaestrò con gli esempi).
PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI
Sabato 13 dicembre
ore 16 – Chiesa dell'Annunziata
Presentazione del libro edito dal Capitolo della Cattedrale La Chiesa pesarese dalle origini a nostri giorni di mons. Aldo Amatori – prof. Dante Simoncelli, Ed. HE – Roma
Relatori: prof. don Mario Sensi (docente universitario lateranense di Roma), dott. Francesco Vittorio Lombardi (storico)
Domenica 14 dicembre
ore 18.30 – Cattedrale di Pesaro
Solenne concelebrazione eucaristica
ore 19.30 – Palazzo Lazzarini (ex Seminario) – Via Rossini
Scoprimento della lapide commemorativa di mons. Bonaventura Porta
Lunedì 15 dicembre
ore 16.30 – Chiesa dell'Annunziata
Convegno di studi
Relatori: prof. Giampaolo Romanato (docente di Storia della Chiesa – Università di Padova): La formazione di Bonavenura Porta: il clero veneto e il cattolicesimo sociale; dott. Ernesto Preziosi (vice presidente nazionale Azione Cattolica – storico): Bonaventura Porta e le sue attività pastorali nella Diocesi di Pesaro: appunti per una prima lettura.