Anche nella nostra provincia cresce visibilmente tra i cittadini una percezione di insicurezza, dovuta al susseguirsi di episodi, più o meno gravi, di criminalità. A torto o a ragione, viene spesso chiamato in causa l'aumento degli immigrati, sia comunitari che extracomunitari: cioè la transizione verso una società multietnica, che ha anche molti aspetti positivi. Il fenomeno è conosciuto da sempre col nome di xenofobìa (dal greco: paura, o avversione, per lo straniero). Su questo tema abbiamo chiesto l'opinione di un campione casuale di cittadini di diverse età e professioni.
A.A.
Luciano Baffioni, medico, 60 anni
Personalmente non ho mai avvertito a Pesaro una minaccia dalla presenza di extracomunitari e rom. Di solito anzi provo una certa pena nel vedere donne e uomini dell'est Europa o del nord Africa soli, chiusi nei loro problemi sulle panchine di piazzale Matteotti. Il problema “sicurezza” non si risolve solo con le misure di polizia, pur necessarie, ma con un intervento di integrazione e di educazione, fin dalla scuola statale, alla “libertà, uguaglianza e fratellanza”, che ci vengono dal cristianesimo e dalla rivoluzione francese, in parole povere insegniamo agli emigrati la democrazia. I cristiani diano l'esempio di accoglienza, di perdono e di carità che Cristo insegna, certi partiti invece che con attacchi stupidi e leggi egoiste, promuovano l'integrazione degli extra-comunitari di cui, peraltro, non possiamo più fare a meno.
Vittorio Ciarrocchi, docente e scrittore, 69 anni
E' da incoscienti e da ignoranti negare che molte persone, anche in città di provincia, si sentano sempre meno sicure. Tale paura (chiamiamo le cose col loro nome!) dipende non tanto dal crescente afflusso di stranieri, quanto invece dal fatto che spesso le leggi non sono applicate come giustizia esige. Questa è infatti ostacolata dal perdonismo e dal buonismo, atteggiamenti deleteri per la sicurezza e la convivenza civile. Infatti, "se la carità è virtù necessaria per accedere al regno dei cieli, nei regni di questa terra bisogna prima di tutto rendere giustizia" (Nicolas de Malebranche).
Claudio Mari, farmacista, 53 anni
Non credo che ora vi sia più delinquenza a Pesaro e mi pare che le statistiche lo confermino. Il lamento dei tanti che dicono che “un tempo tutto era meglio” sta accompagnando la mia vita. Al contrario non c'è mai stata tanta ricchezza come ora. La presenza degli immigrati conferma che siamo diventati un Paese ricco e gli immigrati contribuiscono alla produzione di questa ricchezza. In questo, e nel ruolo di catalizzatori delle nostre paure, hanno sostituito i “meridionali” nostrani.
Antonio Fraternale, avvocato, 38 anni
Il problema della delinquenza non è legato necessariamente agli stranieri, dato che il fenomeno è diffuso a tutti i livelli. Bisogna evidenziare che non c'è una politica seria ed efficace nei confronti del crimine: occorrono indagini più efficaci (aumentando la percentuale di scoperta degli autori), pene certe e punizioni comminate in tempi stretti. Si è sparsa la voce all'estero che in Italia la reclusione è molto blanda ed è bassa la probabilità di essere realmente puniti. Peraltro l'atteggiamento tipico del cittadino pesarese è quello di essere decisamente chiuso nei confronti di chi non rientra nella cerchia delle conoscenze. Il pesarese diffida non solo dello straniero, ma addirittura dello stesso concittadino!
Andrea Sistigu, funzionario di banca, 54 anni
Con la mia esperienza ho notato che anche tra gli extracomunitari c'è una serietà e una laboriosità non sempre presente tra gli indigeni, ahimé! A Pesaro godiamo ancora di una certa tranquillità, tenuto conto che le persone possono uscire con serenità anche durante “le ore piccole”. La polizia non deve comunque abbassare la guardia a difesa della tutela di tutti, in modo tale che il controllo sia sempre vigile. La delinquenza rispetto ad altre città con la stessa densità di popolazione è sicuramente meno grave.
Lidia Fucili, casalinga, 70 anni
Ho sempre creduto nell'uguaglianza ma ho l'impressione che oggi gli stranieri siano addirittura privilegiati rispetto a noi italiani, godendo di maggiori opportunità. Troppe risorse sono concentrate sull'ospitalità destinata agli stranieri: se ci confrontiamo con gli altri Paesi – per esempio con l'Austria – notiamo che i cittadini vedono maggiormente tutelati i loro diritti, mentre viene rivolta una notevole attenzione sia alle mamme che agli anziani. Gli italiani desiderano che i loro diritti siano presi in maggiore considerazione: se non ci preoccupiamo di noi stessi, chi ci tutelerà?
Edoardo Salbego, commerciante, 70 anni
Ritengo che sia necessario fare delle distinzioni. Io penso che molti stranieri siano degni di grande rispetto e che solo una minoranza rappresenti un reale pericolo. Non dobbiamo dimenticare che parecchi extracomunitari sono disposti a svolgere lavori umili e mostrano una notevole dignità occupandosi delle mansioni più impegnative, che gli italiani rifiutano del tutto. Potrebbe essere un atteggiamento veramente xenofobo assumere un comportamento diffidente e ostile nei loro confronti.
Giampiero Cernuschi, sacerdote, 50 anni
Davanti ad episodi di violenza esiste una reazione di paura, (per tante ragioni conscie ed inconsce) aggravata quando questi atti avvengono nei luoghi ritenuti più inviolabili come le nostre case. Da qui l'impulso di fare di tutte le erbe un fascio e di entrare nell'impulsività irrazionale, fonte del pregiudizio che sta alla base di ogni forma di razzismo o di xenofobia. Questo stato emotivo colpisce anche le istituzioni che non vengono più recepite come all'altezza del compito di tutela del cittadino. Dunque un senso di smarrimento, di impotenza e soprattutto di solitudine ed il desiderio di fare giustizia da sé, mettendo a rischio le basilari norme del vivere civile. In realtà è proprio la solitudine la molla che costringe l'immigrato a delinquere. Occorre spezzare questo circolo vizioso attraverso un'opera di accompagnamento e di presenza maggiore verso gli immigrati, offrendo loro possibilità concrete di integrazione e non di abbandono a se stessi in ghetti inviolabili.
Letizia Leonardi, commerciante, 54 anni
Vorrei citare un fatto indicativo per capire meglio la realtà in cui stiamo vivendo. In una recente intervista il presidente rumeno ha constatato che a Bucarest è stato completamente azzerato il tasso di delinquenza. Nessuno di noi si è meravigliato, dal momento che la delinquenza straniera si è trasferita completamente in Italia! Anche quegli stranieri che vengono nel nostro Paese animati dalle migliori intenzioni, gradatamente si abituano a quel benessere che non hanno mai conosciuto e desiderano godere di tanti privilegi senza essere disposti a sudare quegli euro che gli fanno tanto brillare gli occhi…
Fabio Battisodo, commerciante, 34 anni
La situazione si sta sempre più aggravando, dato che il cittadino non si sente più al sicuro neppure all'interno della propria abitazione. Anni fa Pesaro rappresentava un'isola felice e si distingueva dalle altre città poiché garantiva sicurezza e tranquillità. Ora alcune zone sono diventate territorio degli stranieri, a partire dal centro, che ha perso completamente la sua fisionomia e la sua identità; non parliamo poi della Baia Flaminia, decisamente poco consigliabile dopo le 22, dato che si è trasformata in un vero e proprio covo della delinquenza, dove le risse si susseguono puntualmente.
Sara Amici, commessa, 27 anni,
Chi non ha un lavoro né una fissa dimora dovrebbe essere spedito nel proprio paese, dato che la nostra tranquillità è ormai diventata un ricordo troppo lontano. La legge non ci difende abbastanza ed ogni reato viene punito in modo troppo lieve, in modo da non frenare l'impennata sempre crescente della delinquenza. Andrebbero sicuramente introdotte delle norme più severe per permetterci di vivere più serenamente, finalmente tutelati da una giustizia che si rivela oggi troppo indulgente.
(pagina a cura di Simona Vezzuto)