E' stato grande lo stupore quando ho appreso che il sig. Busetto non avrebbe più distribuito il latte nelle varie zone della città con i suoi caratteristici erogatori automatici. La decisione di chiudere definitivamente la distribuzione era nell'aria, soprattutto dopo gli ultimi episodi di vandalismo e di carattere giudiziario. C'è da chiedersi il perché di tanto accanimento nel caso di un prodotto come il latte, alimento ricco e indispensabile per la crescita dei bambini e sostanza nutriente anche per i non più giovani. A questo punto è lecito fare alcune osservazioni. Il latte del sig. Busetto non era pastorizzato, ma non per questo era dannoso; era rispettoso dell'ambiente, poiché il contenitore veniva di volta in volta riutilizzato ed infine il suo costo per litro era inferiore a quello delle grandi distribuzioni. Queste ultime commercializzano innumerevoli tipi di latte esclusivamente in bottiglie di plastica, contribuendo non poco all'inquinamento. Non c'è che dire, per queste aziende è un grosso business, poiché si sa che il latte e il pane sono alimenti consumati in ogni famiglia. Ciò che però mi preme sottolineare è l'aspetto sociale: purtroppo oggigiorno è sempre più diffusa la mentalità legata esclusivamente al profitto (non ha importanza come lo si ottiene), mentre invece dovrebbero essere valorizzati coloro che con le loro capacità, energie e rispetto per le leggi vendono a minori costi i loro prodotti ai consumatori, senza tutti quei passaggi della filiera che fanno lievitare in modo esponenziale i prezzi. Ma ahimè, non è così: ancora una volta in questo caso ha avuto il sopravvento l'interesse delle grandi case produttrici.
Lidia Luciana Capellini
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