E' stato detto e scritto, credo da sempre, o almeno dalla scoperta della società consumistica che il calo o il significativo abbattimento dei consumi potrebbe scatenare una catastrofe sociale con squilibri e riflessi nefasti all'intero sistema economico-finanziario. La preoccupazione fa leva sul fatto che la diminuzione dei consumi bloccherebbe i profitti delle imprese immobilizzando gli investimenti e infine cristallizzando i posti di lavoro.
Questo ragionamento, semplice e sommario, per far capire alla gente il meccanismo di base del sistema, non fa una piega. E' tutto vero. Ma è soprattutto credibile e inconfutabile se ammettiamo non esserci altra alternativa possibile. Se i business, i grandi affari, le speculazioni di alto bordo, sono l'unico modo per fare economia non c'è da aggiungere più nulla. A questo punto dovremmo considerarci "polli di allevamento" all'ingrasso, in ricchezza, attraverso espedienti artificiali ed artificiosi per poi essere destinati a remunerare preziosamente il mercato. E' la logica dei grandi insediamenti, vulnerabili e fragili, per l'essenza stessa della sua articolazione, sicché anche lo spostamento di un mattone, non rigidamente preventivato, può mettere a serio rischio l'equilibrio del tutto.
A questa economia cosi centralizzata, monopolistica, del mercato unico, si potrebbe opporre una più frammentata, pluralistica, alimentata dalle risorse individuali, dalla creatività e capacità del professionismo. Il sistema consumistico ha la presunzione, quantomeno sulla carta, di voler garantire la sopravvivenza di tutti, anche se non ci sfugge l'esistenza di sacche di povertà da terzo mondo, ma ci consegna l'illusione di potere qualunque cosa, di raggiungere illimitatamente l'impossibile. Ci permette di sognare, di sperare che un giorno, forse con un pizzico di fortuna, potremmo diventare importanti, persone che contano.
"Voglio montarmi la testa", diceva qualcuno, poi sarà quel che sarà. E così risulta vincente la cultura fumettistica, lo stile di vita della gente da baraccone, la realtà virtuale di Internet; un modo di consumare che arricchisce pletoricamente il circuito economico ma impoverisce l'utente, compresso, ora dal virtuale e poi dal reale, nella ricerca estenuante di mettere un po' d'ordine nelle cose della sua vita. La curva ascendente dei consumi non può che fare gli interessi del mercante mentre alla gente comune vengono distribuiti sogni e speranze, illusioni di grandi realizzazioni. Vivere realisticamente è duro. Attraversare la complessità della vita è altrettanto faticoso. Ricominciare a vivere con maggiore tenacia e determinazione, quando si è provati dalla vita è ancor più difficile. Ma adoperarsi per raggiungere l'umiltà intellettuale, mediata dalla cultura e dal proprio vissuto, penso che sia possibile. Per cessare di essere delle persone disturbate e vivere la vita con armonia.
Stefano De Bellis