Il Consiglio nazionale del Partito d'Azione, con 64 voti contro 29, approvò nell'autunno del 1947 la confluenza nel PSI ponendo fine all'esistenza giuridica del Partito. Il Partito d'Azione era stato fondato nella primavera del 1942 e fu uno dei principali protagonisti nella lotta contro il nazi-fascismo e contro la monarchia sabauda per l'avvento della Repubblica democratica. Erano confluiti in questo nuovo partito i cospiratori del movimento “Giustizia e Libertà”, (fondato da Carlo Rosselli nel 1929), il movimento intellettuale liberalsocialista, numerosi militanti del Partito Repubblicano storico ed anche i seguaci dell'Unione Democratica di Giovanni Amendola, capo dell'antifascismo degli anni 1924-26. A Pesaro negli anni dal 1943 al 1946, il Partito d'Azione raccolse molte adesioni. Esponenti di questo partito furono l'avv. Giulio Comandini (che ne fu segretario provinciale), il rag. Armando Lugli (che fu anche presidente del Comitato provinciale di Liberazione Nazionale), il notaio Giuseppe Fabbri, Luigi e Ivo Alberghetti, Edgardo Cinotti, il rag. Celestino Mancini, i professori Vitaliano Settembrini e Roberto Braccesi (quotati insegnanti del Liceo Classico locale): con un seguito di oltre 500 aderenti, soprattutto di origine mazziniana e repubblicana, dato che, prima del fascismo, il movimento repubblicano era forte soprattutto a Pesaro città. Consistente fu, allora, anche il movimento giovanile, politicamente più vicino alle idee liberalsocialiste ed al “rossellismo” e, per questo, portatore dell'esigenza di un nuovo modo d'intendere la politica, fortemente ancorata a saldi principi di moralità e di rettitudine. Fu infatti il movimento giovanile del Partito d'Azione pesarese a condurre in quegli anni pubbliche campagne di denuncia: dei profitti di regime degli ex gerarchi fascisti, dei tentativi di borsa nera, della vendita di prodotti scadenti (olio, sapone ecc.) provvedendo direttamente anche alle apposite analisi chimiche di laboratorio e rendendo pubblici i risultati. La consistenza del Partito d'Azione pesarese si espresse anche nella lotta partigiana, con la partecipazione attiva di giovani ex ufficiali e militari del disciolto esercito, già in contatto con alcuni esponenti “azionisti” attivi nella clandestinità. Nelle Marche, ove “Giustizia e Libertà” fu costituita fin dal 1929 in Ancona su iniziativa di Massimo (Max) Salvadori, Vilfredo Duca e Piero Pergoli, il Partito d'Azione ebbe un seguito di adesioni superiore a quello registrato in altre regioni, soprattutto in provincia di Ancona ove la tradizione repubblicana era molto radicata. A Pesaro i collegamenti con i gruppi centrali clandestini di “Giustizia e Libertà” furono stabiliti tramite Armando Lugli (fratello di Bruno Lugli, caduto, garibaldino volontario in Spagna nella guerra contro il franchismo, a Villanuova del Pardillo il 16 luglio 1937) e Giulio Comandini (cugino di Federico Comandini, uno dei fondatori a Roma del Partito d'Azione e discendente del cesenate Ubaldo Comandini, che fu deputato del PRI prima del fascismo). Il Partito d'Azione pesarese si caratterizzò perciò come un partito nuovo, con idee che allora apparivano anticonformiste, rigorosamente intransigente sul piano morale e politico, e raccolse adesioni sia nel mondo giovanile, sia tra artigiani, operai, marinai ed intellettuali. In quegli anni, mentre il quotidiano nazionale del partito si chiamava Italia Libera, a Pesaro organo della federazione era il periodico Il Dovere, dal contenuto fondamentalmente politico-formativo, più che cronachistico. Nell'amministrazione comunale di Pesaro il Partito d'Azione fu presente nelle giunte nominate dal Comitato di Liberazione Nazionale con due assessori (il rag. Celestino Mancini e il prof. Romolo Romani). Fu anche molto attivo nella battaglia elettorale del 2 giugno 1946, schierandosi per la Repubblica e la Costituente. Negli anni dal '44 al '46 vari esponenti nazionali del partito vennero a Pesaro per partecipare a manifestazioni pubbliche: l'on. Oronzo Reale, l'avv. Federico Comandini, il prof. Guido Calogero, l'avv. Giacomo Comandini. Successivamente, anche a seguito degli eventi nazionali (scissione del 1946 con l'uscita dal Partito d'Azione di Ferruccio Parri e Ugo La Malfa; scissione socialista nel 1947; ricostruzione del Partito Repubblicano da parte di Randolfo Pacciardi; sviluppo dei vecchi partiti tradizionali di massa), il Partito d'Azione decise praticamente l'autoscioglimento, confluendo per una parte nel PSI (per battersi per l'autonomia socialista), per un'altra parte ritornando nel PRI o costituendo gruppi autonomi (circoli politico-culturali e movimenti di orientamento democratico-radicale). Mentre ad Ancona la confluenza del Partito d'Azione nel PSI fu sottoscritta da Giacomo Brodolini e Francesco Renzi, a Pesaro essa fu firmata da Lottaldo Giuliani e Giuseppe Righetti il 17 novembre 1947. La manifestazione pubblica di confluenza si svolse a Pesaro al Cinema “Nuovo Fiore” con l'intervento dell'on. Emilio Lussu, uno dei fondatori di “Giustizia e Libertà”, grande figura dell'antifascismo, protagonista politico del dopoguerra (fu anche ministro per l'assistenza post-bellica nel governo Parri) e autore di celebri libri tra cui “Un anno sull'Altopiano” e “Marcia su Roma e dintorni”.
Giuseppe Righetti
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