Presentato a Pesaro, a Palazzo Montani Antaldi il terzo quaderno tematico di Pesaro e l'Archeologia dal titolo “L'Acquedotto romano di Pesaro – Tra passato e futuro” a cura di Maria Teresa Di Luca. Il quaderno è stato realizzato dall'assessorato alla cultura del comune di Pesaro in collaborazione con la Provincia di Pesaro e Urbino, la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, il Dipartimento di Archeologia dell'Università degli Studi di Bologna e Marche Multiservizi S.p.a. Per Pietro Lauretano, consulente Unesco per le zone aride, la civiltà islamica e gli ecosistemi in pericolo, “l'importanza dell'Acquedotto romano deriva dall'eccezionalità e qualità dell'opera. Infatti non esiste una separazione netta tra strutture come quella di Pesaro, definita acquedotto, e le opere idriche sotterranee chiamate gallerie drenanti. Sono piuttosto più numerosi i punti in comune sia dal punto di vista della somiglianza delle strutture, sia, soprattutto, dal punto di vista della capacità di conoscenza e integrazione con le dinamiche ecologiche locali”. Per Maria Teresa Di Luca “uno dei momenti più significativi del progetto è stata la ricerca storico-documentaristica che prende il via dalla descrizione dell'Acquedotto da parte di Luigi Baldelli del XVIII secolo e la relazione di Vincenzo Polinori del 1741 e quella dell'architetto Antonio Zannoni del 1889”.
Sarà presentato a Pesaro venerdì 8 maggio, presso la Libreria del Barbiere, il libro "Comuni mortali” (Il Filo editore), opera prima del ventiquattrenne Matteo Donati, romagnolo di Russi ma ormai pesarese di adozione. Si tratta di una serie di racconti, scritti con un linguaggio ironico, fresco e accattivante. Le vicende dei tre protagonisti, Ben, Lucio e Umba, sono collegate da un filo comune: ne scaturisce un intrigante spaccato di vita che alterna diversi registri e sentimenti: l'amicizia, l'amore, la natura e la morte. Da queste piccole, comuni e “mortali” esistenze scaturisce un messaggio universale in cui possiamo riconoscerci tutti. Forse il personaggio simbolo del libro è un ragazzo che cerca di capire la voce del mare, “auscultando” la sua misteriosa melodia attraverso i deboli segnali di un registratore appoggiato sull'acqua.
Le ultime poesie di Maria Lenti, “Cambio di Luci” (editore Canalini e Santoni), che saranno presentate in maggio a Urbino, Pesaro e Fano, sono un libro “cangiante pur nella costante della cifra poetica, estetica e ideale”: vicende individuali, disagi collettivi, turbamenti passionali, intrecciati con i temi dell'esistenza, delle sue domande, ma anche, all'improvviso, dignità e gioia di vivere. “Un laboratorio linguistico e poetico, per certi versi, una fucina di idee – si legge in una recensione di Vitaliano Angelini – e di esperienze appunto poetico-linguistiche, che, da un lato, rimandano a soluzioni acquisite nelle raccolte precedenti (Sinopia per appunti, Versi alfabetici), testimonianti la strada percorsa; dall'altro rendono saldo il principio di un vissuto sedimentato nella memoria e recuperato al simbolico, che dice di bisogni e di nuovi spazi dove Maria Lenti s'inoltra e si avventura”.
Giuseppe Papagni presenterà a Fano (venerdì 15 maggio ore 21.15 all'Archeoclub di via Vitruvio 2) e a Pesaro (martedì 12 maggio ore 16 alla Sala di San Terenzio in via Rossini 66) il libro “Alchimie dell'arte” (nei simboli ermetici tra ceramica, pittura e architettura). Questo filone di pensiero evoca interessanti significati alchemici, esoterici e premassonici di alcune opere del passato: pittura, ceramica e architettura del Rinascimento o del periodo barocco. Le testimonianze in proposito riguardano il pittore Francesco Mazzola detto il Parmigianino, il durantino Cipriano Piccolpasso, storico dell'arte ceramica, l'architetto Francesco Borromini, l'achimista Francesco Giuseppe Borri e la sua porta magica. Infine da non dimenticare, tra altri riferimenti, la simbologia della Madonna nera che si identifica con la grande madre. Attraverso un ricco repertorio di immagini che seguono il testo, si delinea la presenza di luoghi magici, di fantasie infinite e di allegorie ermetiche che a quel tempo disegnarono il mondo e lo compresero.
Presentato alla Biblioteca San Giovanni “L'asina di Francesco” (Sovera Editore): racconto autobiografico di Laura De Rosa Mochi, scrittrice di origine romana e collaboratrice della RAI. In forma di diario, si snoda la drammatica esperienza della protagonista (madre e divorziata), accanto a un figlio che manifesta – appena adolescente – i primi sintomi della schizofrenia: con i relativi ricoveri in strutture protette, le cadute e le riprese, il dolore e l'incrollabile speranza nella guarigione. Si legge in una delle pagine più intense: “Ti ho visto come un brutto anatroccolo e mi vergogno terribilmente di essermi sentita una mamma che ha provato vergogna: non ho alzato le ali della protezione, invece ho abbassato il capo per non vedere…”. Il titolo deriva da un gioco dell'autrice con il figlio, al quale chiede chi fosse il più grande cavaliere della storia a cavalcare un'asina (di cui si sente il ragliare intenso e misterioso nella vicina stalla). Scartati i più illustri condottieri, appare la giusta identità: Gesù Cristo.
E' stato presentato presso la Sala Rossa del Comune di Pesaro il libro di Marco Calamai “Uno sguardo verso l'alto”. Calamai è stato allenatore di serie A per 12 anni, impegnato da altri 12 come tecnico nell'handicap fisico nelle sue varie modalità. La proposta del basket come prima forma di relazione e rapporto interpersonale ha dato risultati incoraggianti e apprezzati in campo nazionale e locale. Proprio per una diffusione più ampia del suo metodo e approccio con la disabilità psichica, Calamai ha lavorato alla stesura di un testo che, illustrando la lunga esperienza vissuta, è in grado, attraverso riflessione e soprattutto esercizi adatti alle varie tematiche, di essere utile strumento di conoscenza e di lavoro per insegnanti, tecnici, educatori e studiosi del gioco e della disabilità.