Vittorio Castellini, ciclista “gentleman”
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Vittorio Castellini ha scelto la bicicletta per il piacere che nasce dalla sua silenziosa agilità, per il gusto di fermarsi semplicemente appoggiando la bicicletta al muro di un'osteria o di un albero di un'aia contadina, di sentire nel vento gli odori e i sapori di borghi e campagne, infine per la possibilità e il privilegio di visitare città e paesi in poco tempo e con tranquillità, senza ansie di parcheggio e di isole pedonali. Soprattutto nei centri storici dei Comuni della nostra “provincia bella”, Vittorio diventa re senza confine e impedimenti, senza fatica entra nei segreti di una città qualsiasi, gira intorno a chiese e palazzi. Come ciclista non paga pedaggi e benzinai: l'energia gli viene da gambe ben allenate. Pedalatore gentleman, classico esempio di ciclista rispettoso del codice stradale, con un'invidiabile forma fisica dimostra durante le pedalate con gli amici (tra il mare e le colline) “come si sta in bicicletta”, sia quando il sole riscalda i muri sia quando la bora sferza il litorale. Nato a Pesaro il 19 ottobre 1934, iscritto all'UISP dal 1952, Castellini ha vinto nelle categorie Allievi, Juniores e Seniores una quindicina di corse nelle quali sono emerse le sue doti di scalatore: ricordiamo la Coppa Blasi ad Ancona, il Circuito delle Due Valli a Orciano di Pesaro e la seconda prova del Campionato regionale dilettanti a Castelfidardo (1956): sempre nello stesso anno si piazza al terzo posto nella Bologna-Passo della Raticosa, una classica nazionale in salita per dilettanti, alle spalle di G. Mancini e A. Matelie. Il mancato passaggio al professionismo con una Società jesina nel 1957, per il servizio di leva, lo ha proiettato direttamente nel mondo del lavoro come falegname in una ditta di Via Venturini.
Massimo Magi
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