28 settembre, ore 8. Mi giro nel letto, ho ancora sonno, penso di accendere la radio, ma ho troppo sonno e non lo faccio, mi rigiro nel letto e mi riaddormento. Mia madre entra dopo un po' in camera e mi dice: “Non c'è la corrente, io esco, vado a fare un giro in bici, tanto non si può fare nulla, né aspirapolvere né lavatrice”. Dopo un po' decido di uscire anch'io, mi alzo, mi lavo e mi vesto, prendo la bici e vado in giro con la macchina fotografica. Semafori spenti, bar chiusi, nessuna radio o televisione accesa nelle case. “Però manca in tutta Pesaro la luce”, mi dico, poi da un auto-radio ascolto: “Il black-out, che ha colpito tutta Italia, ha causato ritardi nei trasporti e preoccupazione negli ospedali, ma lentamente tutto sta tornando alla normalità” “No! In tutta Italia” mi ridico (l'esclamazione non è proprio esatta) vado in edicola e compro il giornale. L'edicolante non ha la calcolatrice e i conti gli risultano difficili. Semafori accesi, i bar lentamente si aprono, in casa tornano le televisioni, le lavatrici, le aspirapolveri ecc. Danni causati: trasporti in tilt, ospedali in difficoltà, traffico aumentato ecc. Una pausa, un istante, un attimo. Caos, fretta, tranquillità per ricominciare.
Dafne
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