Prendo la palla al balzo per dire qualcosa anch'io dopo aver letto la situazione incresciosa accaduta al signor ALAN ("La cacca nel sottopassaggio", Lo Specchio di settembre). Sono d'accordo nel biasimare la trascuratezza che regna per la pulizia di ogni sottopassaggio, però vorrei rivolgere una domanda: se ognuno di noi si trovasse per caso nella condizione di quella persona che all'improvviso si vede costretta a liberare l'intestino, dove potrebbe andare? In mezzo ai fiori delle belle aiuole? Fra i numerosi tavolini? Fra le auto parcheggiate? Fra i mosaici riportati alla luce o nelle eleganti rotatorie?
Mi ricordo che nella prima metà del secolo scorso esistevano in Via Rossini, al posto della attuale Banca d'Italia, i cosiddetti "bagni pubblici" che consentivano ai cittadini sprovvisti in casa di bagnarole e mastelle, di fare il bagno; ma permettevano anche a quelli che si trovavano lì di passaggio di usufruire dell'uso della "toilette". A pagamento ed affidata ad un custode.
Si è pensato giustamente a migliorare i servizi che la città richiede, anche in relazione all'afflusso di visitatori e turisti, ma a nessuno è venuta l'idea di allestire nel centro ed in periferia dei "bagni pubblici" che accolgano quelle persone (bambini, adulti, anziani, cittadini o forestieri) colpite all'improvviso da impellenti necessità. Come funghi spuntano in ogni strada pizzerie, pub, paninoteche, gelaterie, pasticcerie, negozi con i più svariati articoli, tutti, credo, muniti di bagni, ma non tutti disponibili a soddisfare le esigenze di chi passa per caso nella via.
Mi sembra che la civiltà di un Paese si veda anche in questa situazione. Sono andata un giorno a Cavoleto, un piccolo agglomerato di case nei pressi di Frontino, ed ho constatato che a metà dell'unica strada (diciamo il Corso) c'è un piccolo locale con lavandino e water e, adiacente, una piccola cabina telefonica. Dovremmo prendere la lezione dal piccolo per estendere al grande ed avvalerci di una comodità che è indispensabile in una città bella e turistica come Pesaro.
Maria Fornaci