La violenza e la distruttività che troviamo molte volte nel comportamento di tanti adolescenti, anche se talvolta esplode improvvisamente, ha origini lontane e profonde. Alcuni di questi comportamenti devianti creano nella comunità un disagio tanto significativo da richiedere misure di intervento repressivo particolarmente severe. Proposte di abbassamento dell'imputabilità minorile indicate da alcuni settori della magistratura, coprifuoco notturni in alcune cittadine europee per bambini e adolescenti di età inferiore ai sedici anni rappresentano alcune risposte formali ad un problema molto complesso. Se la violenza nella nostra società coinvolge sempre più precocemente bambini e adolescenti le risposte della comunità e delle istituzioni per essere efficaci devono attivare soprattutto interventi preventivi e di aiuto. In molti casi non è sufficiente la buona volontà di un fare prevalentemente assistenziale, ma occorre saper riconoscere i problemi e le potenzialità di ciascuno dei bambini ed adolescenti coinvolti, individuando progetti qualificati di aiuto e di integrazione sociale. Forse il mondo degli adulti, non riesce a capire ancora bene l'importanza di cogliere precocemente i segnali della sofferenza di tanti bambini e adolescenti e aspetta che il disagio divenga sempre più profondo per esplodere in comportamenti devianti. Il carcere per i minori che hanno commesso reati serve soltanto se viene effettuata, parallelamente, un'opera di recupero, di ricostruzione della personalità del minore, che deve essere seguito un passo dopo l'altro, in modo da acquistare piena consapevolezza del valore delle proprie azioni, riguadagnando, una volta fuori, la coscienza del bene e del male. Il problema di fondo è dato dai modelli che la società attuale propina ai nostri figli o nipoti ed al ruolo, spesso non svolto, di “filtro” che spetta ai genitori ed agli adulti in genere. Se analizziamo, ad esempio, la programmazione di un qualsiasi canale televisivo per un'ora e mezzo scopriamo che in un modo o nell'altro, ci sono stati propinati un certo numero di omicidi e non so quante azioni di violenza. Se poi manca l'insegnamento dei valori veri, che deve partire dalla famiglia, c'è poco da stupirsi se un giovane, anche se minore, commette reati. È inutile criminalizzare senza rendersi conto che i primi colpevoli sono quanti non fanno nulla per evitare che certi modelli, che spesso sfidano i nostri figli e nipoti e li inducono all'emulazione, vengono inculcati nelle menti dei nostri ragazzi. Dall'altro lato c'è da dire che il minore che commette reati va punito, nel modo giusto, ma va punito. Anche attraverso la via che lo conduce alla coscienza, e quindi alla piena consapevolezza di ciò che ha commesso. Le attenuanti buoniste non servono, la punizione, equa e civile, serve. Poi, o contestualmente, c'è la riabilitazione. Ciò che mi preoccupa e ci preoccupa, è invece capire chi aiuterà i nostri figli o nipoti a comprendere i modelli di mercificazione che hanno davanti, quando sono gli stessi adulti che non fanno nulla per preservarli dai “lupi mannari”.
Angelo Ceripa
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