Ho letto nel numero di dicembre l'ennesimo attacco alla caccia (mia grande passione) da parte dei signori Samuele Giombi e Luciano Polverari. L'articolo “Allarme ambiente”, anche se nei toni pacato, presenta una situazione che secondo me e l'associazione che rappresento come presidente provinciale, il C.P.A.S. (Caccia - Pesca - Ambiente e Sports) non rappresenta la realtà. Innanzitutto accusare la caccia di essere causa di allarme ambientale è a dir poco qualunquistico: evidentemente si parla di una cosa che non si conosce. Come può essere contro l'ambiente una attività che può essere esercitata solo in un ambiente sano? Proprio perché in un ambiente sano vi sono molti animali. Agli autori dell'articolo probabilmente sfugge che la legge quadro sulla caccia (la 157/92) prevede che una buona parte delle risorse che il mondo venatorio mette a disposizione delle istituzioni attraverso le tasse vengano impiegate nel ripristino ambientale. Torno a ripetere: sostenere che la caccia sia contro la natura è un luogo comune che forse ci accredita in qualche salotto o forse ci fa apparire politicamente corretti ma che non giova ad un serio dibattito. Passando alle altre affermazioni circa la “carenza di controlli sul rispetto delle specie protette nei rispettivi limiti di apertura” la ritengo ancora una volta un'affermazione priva di senso; infatti ha lo stesso valore del dire “non ci sono più le mezze stagioni”, non è altro che un luogo comune non supportato da nessun dato specifico. Diversamente, se i due autori avessero notizie di violazioni alla legge sulla caccia, li invito caldamente ad andare presso gli organi competenti a fare una denuncia. Ancora “notevoli sono i danni che possono derivarne all'agricoltura (dalla caccia)”. Anche con questa affermazione si dimostra la scarsa conoscenza del mondo venatorio e rurale: infatti sono tanti gli operatori del settore agricolo che stanno trovando nell'attività venatoria un settore che produce reddito visto l'abbandono delle nostre campagne. Infine: “il territorio rischia di essere fortemente compromesso in termini di possibile fruizione per tutti i cittadini”. Questa asserzione mi fa sorridere, sono 24 anni che vado a caccia ed in tutto questo tempo non mi è mai, dico mai, capitato di incontrare persone a cui ho arrecato disturbo con la mia presenza di cacciatore tanto da impedirgli di fruire dell'ambiente; anzi spesso è accaduto il contrario. Come non mi è mai capitato di vedere ben prima dell'alba persone non cacciatori appostarsi per ammirare gli animali. E' facile alzarsi ben dopo l'alba, andare in campagna (magari dopo essere passati al bar) e poi urlare che è deserta e che non ci sono animali…
Alessandro Fiumani
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