L'Europa, impegnata finanziariamente sulla via di non ritorno, deve mettercela tutta per accelerare lo sviluppo economico ed occupazionale; per far quadrare i conti, consolidare la politica monetaria. Da grande azienda multinazionale è alle prese con la legge dei grandi numeri, garantita nel debito pubblico dall'iperconsumismo strutturale. I consumatori spettatori spenti del talk-show aritmetico, fatto di somme, moltiplicazioni e divisioni, alla mercé di bilanci e contabilità peregrine, muniti di opportuna diffidenza, cambiano residenza, dirigendosi verso lidi più ameni per dimenticare guai e disgrazie. Scoprono che c'è chi vive in disparte ai margini del progresso e della civiltà, del potere economico e politico dalle economie moderate, in ambienti salubri con agricolture sostenibili, di sana alimentazione, con fonti d'acqua, energia e biodiversità. Zone considerate depresse dalla cultura industriale perché aliene dal produttivismo ma ispirate alla vita di qualità. Rispettose dell'ambiente, ostili all'agricoltura intensiva, strenui difensori del suolo e delle acque dall'inquinamento.
E' la vita di bottega di piccola produzione, di creatività e tradizione, dalle radici profonde nel territorio. Un mondo che conta poco, quasi niente, internato ed isolato, che se ne frega dei mostri sacri della privatizzazione, indifferente ed insensibile alle concentrazioni empatiche e strumentali al potere politico, agli intellettualismi retorici compiacenti dell'ostentata quantità. Un modo d'essere impetuoso e garbato, per pensare in piccolo, ritrovarsi ed appartenersi per non perdere il filo. Capiscono che si può voltare pagina, ricominciando da capo, dalla cultura locale, dalle tradizioni, dai sentimenti popolari, dal coraggio e dalla paura, riscoprendo pudore e dignità, desiderio e amore, princìpi e valori. Si rendono conto che la democrazia non è solo consenso, competenza e professionalità ma soprattutto umiltà di sapersi imperfetti, straordinariamente irregolari, dominati dal destino. La qualità del saper vivere individuale per non finire impacchettati e stipati in un vagone merci senza destinazione.
Stefano De Bellis