Scendo dall'aereo, bacio la terra di Israele e cammino. Mi guardo in giro e ammiro i bambini israeliani che giocano. La maggior parte di essi sono nipoti di sopravvissuti, pronipoti degli ebrei bruciati sui roghi o di quelli che strisciavano lungo i muri dei ghetti per non farsi notare dai gentili e rischiare la vita. Bambini però che sanno ridere e non odiare. Guardo le mamme attentissime che spingono le carrozzine verso il parco giochi e si mescolano ad altre mamme e bambini. Sono bambini che fanno i bambini, che nessuno usa, cui insegna ad odiare, bambini spaventati per i lutti in famiglia, ma non avvelenati, coraggiosi che hanno vissuto e vivranno ancora periodi di terrore e di morte. Penso anche ai bambini palestinesi, ai quali viene insegnato dai grandi il corretto funzionamenti di un fucile o di un mitra. Scuole materne con bambini inkaffiati ai quali viene insegnato ad odiare gli ebrei o che Israele non deve esistere. Tutto questo passa sotto il silenzio e l'indifferenza, mentre noi europei siamo impegnati a condannare "il muro della vergogna" che dovrebbe servire a proteggere i bambini israeliani. Allora preso da un improvviso senso di disgusto esco e mi mescolo in mezzo ai miei amici israeliani per respirare coraggio e persino serenità. Alla sera vado ad ascoltare la musica degli amici Aronne, Mosè e della bella Norah dai capelli color corvino e dagli occhi verdi e guardando il mare e ricordando quello che scrivono i buoni dell'Europa, con gli occhi dell'amore guardo questo fantastico Paese che più si conosce e più si vuol bene. Lo amo ancor di più per il suo coraggio, la sua determinazione, forza morale senza retorica, mielismo, ipocrisia.
Ma quando arriva la pace? Mi auguro che terminata l'era negativa di Arafat, Abu Mazen e Sharon giungano ad un reale compromesso per aprire un nuovo capitolo di tolleranza e di rispetto reciproco. Una nuova era di disponibilità e di rinunce reciproche. Un anziano ebreo israeliano, parlando della barriera protettiva mi ha detto: la stragrande maggioranza degli israeliani sarebbero felici di creare ponti anziché muri. Malgrado però i tanti disagi di questa barriera, Israele per ora non può permettersi di creare ponti su fiumi di sangue ebreo. Shalom.
Galliano Nabissi
Presidente
Associazione di amicizia
Marche-Israele