La festa del 4 Novembre è ancora nel cuore di tanti italiani perché rappresenta la sofferta, tenacemente inseguita e sanguinosamente raggiunta vittoria italiana della Prima Guerra Mondiale, che ha riportato all'Italia le città redente di Trento, Trieste, Pola, Fiume e Zara e continua a vivere ogni anno nel ricordo degli alti valori ed ammonimenti in essa contenuti, insegnando ad un popolo e ad una società, troppo cedevoli alle tentazioni del lassismo di massa, che non bisogna dimenticare le glorie del passato. Il nostro Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel suo desiderio di riscoprire, rilanciare e rivalutare i valori ed i simboli della Patria ha espresso il desiderio che la festa del 4 Novembre non venga più celebrata all'interno delle caserme o solo a Redipuglia, ma anche in tutte le provincie d'Italia e, soprattutto, a Roma, città sede dell'Altare della Patria, ossia il monumento in cui riposa la salma ignota di un valoroso soldato che rappresenta, per eterna memoria, tutti i Caduti per la Patria.
La storia della scelta della salma da tumulare nel monumento dell'Altare della Patria, forse non è nota a tutti. I resti sconosciuti di vari soldati, provenienti da tutti i campi di battaglia, furono trasportati nella storica Basilica di Aquileia: una donna, una mamma, con in capo un velo nero, si avvicinò alle bare e, dopo essersi inginocchiata, sostituì il crisantemo, della seconda bara da destra, con il proprio velo come era stato stabilito per la scelta di una delle salme. Avvenne in questi termini la scelta del Soldato Ignoto, che con onori eccezionali, sotto una pioggia di fiori e di fronte ad un popolo inginocchiato al passaggio del treno che trasportava la salma, giunse a Roma. Re Vittorio Emanuele III accolse il feretro e, accompagnandolo a piedi, in testa a tutte le rappresentanze dei combattenti ed alle bandiere di tutti i reggimenti che avevano partecipato alla guerra, lo depose nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Il mattino successivo, 4 Novembre 1921, la bara, con una solenne processione lungo Via Nazionale, in mezzo ad un tripudio di bandiere lacere e gloriose, seguita da centinaia di migliaia di combattenti, in un diluvio di fiori gettati dalla folla ammassata ai bordi della strada e stipata dietro le finestre, veniva deposta e chiusa nel sacello dell'Altare della Patria a simboleggiare la tomba in onore di tutti i Caduti. Bisogna sempre ricordare che i Caduti, in realtà, non muoiono sui campi di battaglia e non spariscono nei Sacrari, ma muoiono e spariscono soltanto quando vengono dimenticati. E' allora che il popolo dei vivi non è più degno del grande popolo dei morti.
Dall'ingresso ufficiale dell'Italia nell'Organizzazione delle Nazioni Unite (1955), le Forze Armate italiane sono state impegnate al di fuori dei confini nazionali, sempre nell'ambito di interventi, concordati da Organismi Internazionali, diretti unicamente al ristabilimento ed alla salvaguardia della pace in aree dello scacchiere internazionale coinvolte in gravi situazioni di tensione politico militare. Partendo dagli anni '50 le nostre Forze Armate hanno partecipato alla missione per la costituzione di stato indipendente della Somalia; dal '51 al '54, in Corea. Dal '60 al '64, durante la guerra che sconvolse il Congo. Altri militari italiani furono impegnati quali osservatori delle Nazioni Unite nel tormentato Medio Oriente sin dagli ‘70. Da ricordare le missioni in Libano e nel Sinai dal 1979 al 1985. Missioni di pace che sono continuate e che continuano ancora oggi in ogni parte del mondo. Reparti italiani sono, tuttora, impegnati in Bosnia per la bonifica dei territori disseminati da mine antiuomo, mentre in Macedonia unità dell'esercito provvedano al rastrellamento e alla confisca delle armi dei ribelli. Una costante delle citate missioni è che i nostri militari sono sempre ben accetti e ben voluti dalle popolazioni presso cui operano per la loro capacità ed esperienza professionale e, soprattutto, per la loro umanità.
In questi tragici momenti di terrore, di paura, che hanno invaso il mondo intero, ricordiamoci che non vi è pace possibile senza difesa attiva della libertà. Dall'operato delle nostre Forze Armate tutti i componenti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma lanciano una crociata a favore della pace: una pace che significhi giustizia, onestà, lealtà, solidarietà e rispetto della propria ed altrui vita. La strada dell'avvenire non è quella dell'odio e del benessere materiale a tutti i costi, ma è anche la salvaguardia della giustizia e dei valori morali. Con questi sentimenti le Associazioni Combattentistiche e d'Arma danno la loro solidarietà alle FF.AA. ed alle Forze dell'Ordine, sicura garanzia delle nostre conquiste democratiche contro ogni violenza, criminalità, corruzione!
Michele Merlin
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