Volontari dell’A.V.O.
In questi giorni neri, di grande disperazione per fatti tremendi avvenuti nel cuore di famiglie “normali” abbiamo veramente bisogno di essere illuminati da Qualcuno che sa il perché di tutto questo. Si dice da parte di neuropsichiatri, psicologi o esperti del comportamento, che c'è bisogno di parlare di più. Parlare di più in famiglia sul lavoro, tra gli amici, nella scuola dove veramente i ragazzi si misurano con tante emozioni e dove forse ci vorrebbe uno psicologo fisso che parlasse con gli studenti piccoli e grandi.
Anche in ospedale avviene la stessa cosa. Ormai l'essere umano è studiato e curato a pezzi. Ogni medico è specializzato per una parte del corpo per cui se in geriatria ad un paziente subentra un dolore all'orecchio bisognerà attendere la visita dell'otorino e così via per il cuore, il fegato, lo stomaco e le ossa. Nessuno però ha il tempo di fermarsi ad ascoltare prima di tutto l'essere umano. Una persona che è diventata “paziente” e che psicologicamente ha cambiato tutto del suo modo di vivere, ha paura della malattia, della terapia, degli esami a volte invasivi e desidera essere rincuorato, sfogarsi. Non ne parla con i parenti, quando ci sono, e si sfoga con un volontario AVO estraneo, l'unico che ha il tempo di fermarsi e mettersi in ascolto. Così molte volte ci viene chiesto: “Cosa fate?”. Praticamente niente. Non dobbiamo intervenire in ciò che è compito degli infermieri, non facciamo servizi per le esigenze corporali (perché si possono creare danni a coloro che hanno cateteri, piaghe da decubito o fratture), aiutiamo nell'ora del pasto e restiamo in ascolto, facendo qualche passo sottobraccio con chi lo può fare. Vengono fuori tante storie vissute! Una rinfrescatina al viso, alle mani, una sistemata ai capelli, al letto, alla traversa piena di pieghe, un cuscino girato, una dentiera lavata e tanto ascolto. “Io sono qui per te, i miei pensieri sono fuori dal cancello e ti ascolto e ti aiuto se posso”. Come sarebbe bello che anche nelle famiglie ci fossero questi momenti. Invece c'è poco tempo. Tutti di corsa, per arrivare, dove non si sa, e quando qualcosa ci fa fermare ci accorgiamo che è troppo tardi!
Noris Cametti Ponzana
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