A Urbino, poco fuori dalla città, vi è un gioiello del Rinascimento che è assolutamente sottovalutato sia dal punto di vista dell'importanza storico-artistica in esso concentrata, sia per la sua potenziale attrazione turistica; si tratta della Chiesa di San Bernardino a pochi metri dall'ingresso del cimitero omonimo. L'edificio venne costruito verso la fine del XV secolo (presumibilmente attorno al 1480) su progetto di Francesco di Giorgio Martini o di Donato Bramante: la recente critica ritiene più verosimile l'ipotesi del Martini quale autore anche in base alla stretta somiglianza di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio presso Cortona, capolavoro dell'architetto senese iniziata nel 1485.
Impostata su eleganti quanto armoniose proporzioni geometriche, la costruzione si caratterizza fortemente per il grosso tamburo circolare in muratura che si eleva dalla copertura; l'interno mostra evidenti i segni di una ristrutturazione di gusto (ma sarebbe meglio dire di cattivo gusto) neoclassico. La chiesa ospitava fino al 1810 una delle maggiori opere pittoriche del Rinascimento: si tratta di una tavola generalmente nota con il nome di "Pala di Brera" di Piero della Francesca, realizzata tra il 1472 e il 1474. La grande pala (oggi conservata a Milano, Pinacoteca di Brera) rappresenta la Madonna con il Bambino, alle sue spalle sei santi, tra cui San Bernardino, e quattro angeli, di fronte al duca Federico II da Montefeltro inginocchiato in preghiera. L'opera si pensa sia stata commissionata al maestro di San Sepolcro in occasione della nascita di Guidobaldo da Montefeltro (il bambino) e che la Vergine abbia le sembianze di sua madre, la duchessa Battista Sforza. Originariamente era posta sull'altare maggiore della chiesa; i grandi elementi architettonici dipinti in rigorosa prospettiva centrale, che incorniciano le figure, si fondevano con l'architettura dell'edificio creando un sensazionale effetto scenografico e volumetrico sottolineato dall'inquietante presenza dell'uovo di struzzo appeso al catino absidale.