Alzi la mano il pesarese che non ha mai assaggiato il gelato di Juri! Mi rivolgo a tre ragazzini in attesa di essere serviti: “Sapete che Juri è stato un campione di judo?”. No, non lo sanno. Anzi, pensano che stia scherzando, mi guardano con aria interrogativa, poi seguitano a chiacchierare di ragazze, motorini e pinolata.
Eccolo Juri Fazi: stretta di mano avvolgente ed energica, figura imponente. Il mio pensiero va ai suoi avversari e alle loro sensazioni quando se lo trovavano di fronte: sono ben lieto di non essere stato uno di loro. Pesarese, oggi quarantottenne, Juri è stato un judoka di grande livello: dopo gli inizi nella nostra città, ha gareggiato per il Gruppo sportivo delle Fiamme Gialle e per il Geesink Team di Modena, ottenendo complessivamente 14 titoli italiani, una medaglia d’oro ed una di bronzo ai Giochi del Mediterraneo, due terzi posti agli Europei Juniores e – dulcis in fundo – due partecipazioni alle Olimpiadi. “Cominciai a otto anni nella palestra del Judo Club di Pesaro, sotto l’egida di Ezechiele Romagnoli, che per me fu un maestro straordinario. Nonostante egli abbia, ormai, più di ottant’anni, è ancora in piena attività. Un po’ di tempo fa sono andato a trovarlo e ha preteso di mostrarmi la sua tecnica migliore. Io ho sorriso ma lui mi ha afferrato e sollevato, poi mi ha fatto letteralmente volare. Ho ancora la pelle d’oca per l’emozione!”.
L’apice della tua carriera è costituito dalla partecipazione alle due Olimpiadi…
“A Los Angeles, nell’84, avevo solo 23 anni ed ero ancora inesperto a livello internazionale; però mi sentivo forte e nutrivo molta fiducia nelle mie possibilità. In uno dei primi incontri sconfissi un atleta austriaco molto accreditato; a quel punto tutti quanti, allenatori, compagni e giornalisti, cambiarono atteggiamento e mi dissero che potevo puntare molto in alto. Forse in quel frangente non seppi mantenere la necessaria lucidità e fui sconfitto da un avversario alla mia portata: arrivai quinto, certo un bel risultato, ma quanto rammarico per la medaglia sfumata. Quattro anni più tardi, a Seul, fui penalizzato da un infortunio e nelle ultime settimane, prima della competizione, non potei allenarmi; ciononostante mi difesi con onore, fui sconfitto dal judoka brasiliano che divenne campione olimpico e chiusi la manifestazione al settimo posto. Al di là degli aspetti agonistici, conservo ancora intatte le sensazioni vissute all’interno del villaggio olimpico. Ricordo, ad esempio, che il ristorante italiano era meta degli atleti di tutte le nazionalità: pasta, parmigiano e prosciutto erano il nostro carburante. Altroché barrette e integratori!”
Nel tuo palmares figurano ben quattordici titoli nazionali. Sembrerebbe che tu in Italia non avessi rivali…
“In effetti, nella mia categoria, non v’era avversario che potesse impensierirmi e spesso ho affrontato i campionati italiani senza alcun allenamento. Una volta, addirittura, ci andai da semplice spettatore: ricordo che feci una robusta colazione in pasticceria, da Serafino, poi insieme a mio figlio, mi diressi in macchina verso Rovigo, che ospitava la manifestazione. Allenatori e compagni di squadra mi accolsero con entusiasmo e fecero di tutto per convincermi a gareggiare: ci riuscirono e… fu un trionfo!”
Perché consiglieresti il judo ad un bambino?
“Perché favorisce la completa padronanza del corpo, facendocene conoscere le infinite possibilità. In sostanza il judo può aiutare ad affrontare meglio qualsiasi altro sport.” Juri Fazi alternava l’attività agonistica, con allenamenti e gare in giro per il mondo, a quella didattica, nelle sue due palestre di Pesaro: dove cercava di trasmettere la passione per il judo a centinaia di ragazzi. A metà degli anni ‘90 una svolta: durante un viaggio in Tunisia, Juri conobbe alcuni maestri del gelato, uno di loro lo seguì in Italia, insegnandogli tutti i segreti di questa piccola arte. “Qualsiasi cosa io faccia, mi piace farla bene”: così poco dopo fu inaugurato Il gelato di Juri in Viale Marsala.
Ma questa è un’altra storia. E’ una storia che tutti, a Pesaro, conosciamo. Con questo breve ritratto, invece, abbiamo voluto raccontare soltanto il lato sportivo di Juri Fazi, quello ignoto a tanti nostri concittadini. Fra questi, i tre ragazzini di cui sopra: che, incuriositi, hanno ascoltato la nostra chiacchierata, mangiando il loro gelato e lasciando da parte, per dieci minuti, ragazze, motorini e pinolata.
Lamberto Bettini
(Foto di Marco Sénsoli)