Sicurezza fai da te? No polizia? Ahi, ahi, ahi! Parafrasando un noto spot pubblicitario sul turismo si possono immaginare tutti i rischi connessi all’attivazione delle ronde. Pesaro è una città in cui si può passeggiare di notte senza nulla temere; una città civile che offre ad abitanti e visitatori l’esperienza di uno “spettacolo della vita” senza percezione del rischio o del pericolo. Per fortuna! I pesaresi, pur nella notevole trasformazione economica, sociale e demografica della città hanno saputo mantenere vivi i propri valori di civismo, di solidarietà e di convivenza. L’inurbamento di gente della campagna, avvenuta negli anni ‘60 e ‘70, ha ulteriormente rafforzato questi valori dal sapore antico. Anche i mesi estivi hanno confermato che la notte è il momento più appropriato per visitare la città. Mi sono lasciato sorprendere dai luoghi che parlano della nostra comune storia; immagino che tanti di noi, in quei luoghi (per esempio, Piazza del Popolo, Corso XI Settembre, Via Branca e Via Rossini), hanno rivissuto i momenti della loro giovinezza. Anch’io, trasognato, ho rivisto gli amici di un tempo, ascoltato di nuovo le loro voci e le loro sonore risate, sentito i brividi dei primi amori. Pure altri luoghi della città mi sono sembrati amici. Mi sono fatto trascinare dal flusso della gente che passeggia a piedi o in bicicletta lungo la ciclabile che da Viale Trieste raggiunge Fosso Sejore. Che c’entra tutto questo con i “volontari per la sicurezza”? L’8 di agosto è entrato in vigore il regolamento attuativo che istituisce le ronde. A Pesaro ce n’è bisogno? La mia risposta è no. Le ronde mi ricordano quelle del servizio militare. Avevano una funzione di vigilanza e di repressione nei confronti dei trasgressori di un codice molto severo. Oggi in tanti, forse la maggioranza, chiedono maggiore controllo del territorio. E’ vero, ce n’è bisogno, ma la risposta non può essere quella delle ronde che, per la sua impostazione, può procurare solo guai. A sinistra c’è già chi pensa che occorre organizzare “strutture di vigilanza anti-ronde”. Lo scontro tra ronde di colore diverso metterebbe, quello sì, a rischio la sicurezza dei cittadini. Se i gruppi sono formati da fanatici possono combinare dei pasticci. Già negli anni ‘60, all’interno del Partito Comunista, si discusse della istituzione della figura del “balivo” (dal latino baiulivus, forma aggettivale di baiulus, “portatore”). Questo funzionario-ispettore, investito di vari tipi di autorità o giurisdizione fu presente nei secoli passati in numerosi Paesi europei. Nella concezione egemonica dell’allora Partito Comunista doveva costituire la figura dell’educatore. Pur molto giovane, avevo forti dubbi che un “impiccione” qualsiasi (solo sorretto dalla formazione ideologica) potesse svolgere una funzione educativa. Poi il dibattito su questo tema cessò. Quella delle ronde è una questione altrettanto delicata perché è molto incerto che un cittadino qualsiasi, investito di una potestà di controllo, possa esercitare sugli altri una autorità di governo. Allora, qual è la soluzione per combattere l’insicurezza nelle città, reale o percepita? Una potrebbe essere quella di riappropriarci delle strade, anche di notte, come si fa in estate. Pesaresi tutti, torniamo nelle piazze e nelle strade anche d’inverno! L’Amministrazione comunale attui una politica che incentivi questo ritorno al passato. Per gli onesti cittadini non c’è bisogno di essere costituiti in ronda per poter collaborare con la polizia ed i carabinieri. Tutti conosciamo il 113 e il 112 ed ormai tutti siamo “armati” dei nostri cellulari. Riacquistiamo il senso civico di essere una collettività unita, solidale. Abbandoniamo il menefreghismo, l’individualismo e l’egoismo perché, come dice una canzone del passato: “tanto prima o poi, gli altri siamo noi!”. Se poi, sull’onda dell’insicurezza dilagante, non potessimo proprio fare a meno delle ronde, affidiamole ai volontari della Protezione Civile che già operano adeguatamente sul territorio per altri servizi.
Stefano Giampaoli
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