Giugno 2001
Nell'ultimo numero dello Specchio< una giovane lettrice sottolineava l'importanza di un argomento attuale, l'anoressia, per dare un piccolo aiuto, anche a chi soffre, a volte tremendamente fino a morire, di questo disturbo, che è ancora poco conosciuto. Il mio contributo è quello di un medico che opera nel campo della dietologia e che segue casi più o meno manifesti di anoressia nervosa, ma che richiede sempre e subito anche l'intervento dello psichiatra, perché l'anoressia, come il suo contraltare la bulimia (in realtà molto simile nelle dinamiche psichiche), sono vere malattie mentali, non stranezze o fissazioni momentanee. Anoressia letteralmente significa “mancanza di appetito”, ma nel significato corrente è una grave sindrome psichiatrica, entrata da qualche anno negli elenchi ufficiali della malattie psichiche, caratterizzata da estrema magrezza corporea ottenuta o con severa restrizione dietetica o con condotte di eliminazione (vomito, purghe, attività fisica estrema) successive ad abbuffate. Tecnicamente si parla di anoressia quando l'indice di massa corporea (in inglese BMI: body mass index) è inferiore a 19. Si calcola dividendo il peso per l'altezza al quadrato: ad esempio 48 chili, diviso 2.56 (cioè l'altezza di 1,60 metri al quadrato), uguale 18,7 di BMI. È detta anche “anoressia nervosa” per distinguerla dai casi nei quali la magrezza e la perdita di appetito non dipendono da un disturbo psichico, ma da una malattia organica (di solito un cancro, oppure una grave patologia gastrointestinale, un'infezione cronica e così via). In realtà le anoressiche hanno appetito, anche fame rabbiosa in certi momenti, ma hanno un estremo bisogno di controllarsi e provano piacere solo quando si sono imposte una dieta rigidissima. L'anoressia colpisce prevalentemente giovani donne tra i 15 e i 30 anni di età. È caratterizzata da un rifiuto volontario del cibo quasi totale e da un dimagrimento vistoso. Malattia dell'epoca moderna e dei popoli ricchi, un caso ne venne descritto per la prima volta dal medico inglese Richard Morton nel 1694, e fino a trent'anni fa era una malattia molto rara. In Italia oggi colpisce lo 0,3 % della popolazione: per il 95% si tratta di donne, tra i 14 e i 30 anni. È più frequente nelle classi agiate, ma si sta diffondendo in tutte le classi sociali, dato il livellamento dei “modelli” proposti dalla TV e dalla moda; anche per questo, il lavoro di indossatrice e di ballerina la favorisce.
Caratteristiche psicologiche
1. Timore esagerato di ingrassare, anche se si è marcatamente sottopeso, per cui l'alimentazione è ridotta al minimo per la sopravvivenza (anoressia “restrittiva”) ed è rigidamente confinata con una dieta ferrea ad alimenti ritenuti “non ingrassanti”: ad esempio acqua, verdure, brodo, frutta, qualche biscotto o cracker integrale. 2. Insoddisfazione continua e grave del proprio corpo e del proprio aspetto fisico (dismorfofobia): in particolare l'anoressica considera troppo grossi i seni, le cosce, le natiche, la pancia; la stima di sé è riferita quasi totalmente alla bilancia e allo specchio e vi è una negazione totale e continua della propria magrezza. 3. In caso di eccesso alimentare (anoressia purging-vomiting) scattano subito metodiche di “vuotamento”: purghe, lassativi, vomito autoindotto, diuretici, attività fisica e sportiva intense, abuso di integratori antifame e di farmaci anoressanti.
Si associano, e a volte precedono, l'anoressia il perfezionismo nella scuola, nello sport e nel lavoro, un'apparente sicurezza e determinazione che nascondono una bassa autostima e un'insicurezza notevole nei rapporti interpersonali. L'ammalata diviene incapace di valutare ed esprimere i propri sentimenti ed emozioni, fino all'anaffettività. A parte il cibo, per il resto è arrendevole, cerca di soddisfare il più possibile le aspettative, le esigenze e le richieste dei genitori, è una figlia “modello” ma ha un'estrema difficoltà a rendersi indipendente e autonoma nel giudizio e nel comportamento. Ha un forte bisogno in realtà di affetto “privilegiato”, esclusivo, totalizzante, ma anche di genitori che la sappiano ascoltare e guidare con fermezza. Tipica è la tendenza all'ascetismo (in comune con gli asceti e i mistici, alcuni famosi per i lunghi digiuni, ha la volontà di annullare il corpo in favore di un'assoluta supremazia della mente e dello spirito). Contrastano tali tratti psichici l'impulsività, l'estrema caparbietà, l'iperattività, la competitività, con la tendenza ad essere molto severa ed esigente verso se stessa. Il disturbo esordisce di solito nella prima adolescenza con un'eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme corporee (odiosi cuscinetti di grasso) e con la irrefrenabile necessità di controllare la propria alimentazione (dieta) e di aumentare allo spasimo l'attività fisico-sportiva. Fattori scatenanti possono essere crisi familiari, insuccessi scolastici e affettivi. La dieta restrittiva inizia quasi per gioco, poi, purtroppo, i primi successi nel controllo dell'alimentazione e nella perdita di peso rafforzano il mantenimento del disturbo: la piacevole sensazione di successo e di onnipotenza, l'aumentato interesse dei familiari (che iniziano a preoccuparsi), lo stare al centro dell'attenzione, il risultato ambito di vedere eliminati gli attributi fisici della femminilità (le curve femminili, le mestruazioni e la maturazione sessuale sono aborrite) tutto concorre a perpetuare il disturbo. L'anoressica in questa fase nasconde attentamente la magrezza con vestiti larghi o imbottiture, cela agli altri la dieta restrittiva fingendo di mangiare con appetito e poi vomitando o sputando appena non vista. Quando poi in alcuni mesi o pochi anni la magrezza è tale da limitare fortemente la vita di relazione, l'anoressica si trova isolata nella sua “gabbia d'oro”.
Patologie del comportamento
Quasi sempre c'è un'infanzia con madre “dominante” ma insicura e oppressiva, che tende a scaricare sulla figlia le delusioni o il fallimento del proprio “progetto di vita”. Il padre è spesso inconsistente o “assente”, disinteressato ai figli. Il rapporto con i fratelli è difficile per gelosie e rivalità. - Polarizzazione totale su peso corporeo e cibo: l'attenzione, l'ideazione, il colloquio sono sempre indirizzati agli alimenti, alle calorie, al peso corporeo, alla palestra. - Incapacità di valutare il proprio peso e la propria condizione fisica o addirittura il pericolo di morte: l'anoressica si sente sempre grassa e inadeguata. - Negazione totale della femminilità e del sex appeal. - Perfezionismo: iperattività intellettiva e ambizione esasperata di successo nella scuola e nel lavoro, fortemente gravata però dal timore di fallire e di non essere adeguata e accettata. - Desiderio di assoluto controllo non solo su se stessi, ma anche sull'ambiente e sulle persone circostanti. - Rigidità mentale e incapacità a confrontarsi con gli altri e ad accettare consigli, nel contempo bisogno assoluto di essere accettati e amati. - Tendenza alla simulazione e alla menzogna, in particolare per quanto riguarda il cibo: negazione del vomito e della restrizione alimentare. - Nelle forme restrittive: tendenza ad accettare in apparenza i genitori. - Nelle forme purgative: tendenza a ribellarsi apertamente ai genitori.
Caratteri fisici
- Magrezza estrema con BMI inferiore a 19. - Perdita delle mestruazioni (a meno di usare la “pillola” estroprogestinica che induce delle mestruazioni artificiali) per almeno tre cicli consecutivi. - Disturbi trofici: pelle secca, sottile, capelli e unghie fragili, comparsa di peluria su tutto il corpo. - Disturbi da vomito autoindotto: denti macchiati e corrosi, esofagite. - Nelle forme estreme: atrofia muscolare e del muscolo cardiaco (cardiopatia da fame) con rallentamento del battito cardiaco (bradicardia) e aritmie, impossibilità a camminare e a reggersi in piedi, edemi (gonfiore alle estremità) da carenza di proteine, anemia.
La terapia
L'anoressia è una malattia mentale, che può raggiungere una gravità notevole e persino portare alla morte per denutrizione entro pochi anni. La cura è lunga e spesso difficile. Principalmente, salvo una fase d'urgenza medica che prevede il ricovero coatto e l'alimentazione forzata nei casi di rischio imminente di morte per denutrizione, la cura è di competenza psichiatrica con un supporto farmacologico iniziale (con medicinali antidepressivi e ansiolitici, in particolare fluoxetina) e una terapia psicologica di fondo, da protrarre per vari mesi secondo i dettami della “terapia cognitivo comportamentale” (CBT). Una terapia familiare può affiancare, ma mai sostituire, la terapia individuale. Utile la terapia di gruppo, anche con ricovero in una casa di cura specializzata all'inizio del trattamento. In ogni grande città ci sono centri psichiatrici pubblici o privati in grado di curare secondo i criteri moderni oltre alle associazioni di volontariato. Anche il reparto psichiatrico della ASL n. 1 di Pesaro ha un ambulatorio specializzato in questo campo.
Luciano Baffioni Venturi
L'ANORESSIA NERVOSA
- Rilevante perdita di peso (>25% del peso corporeo normale) - Distorsione dell'immagine corporea - Terrore di ingrassare nonostante la magrezza - Amenorrea (assenza del ciclo mestruale da più di 6 mesi) - Perdita della sensazione della fame - Modifiche fisiche: carenziali e disendocrine (aumento dei peli, caduta dei capelli, pelle secca, unghie fragili, osteoporosi)
Trattamento in una Unità speciale
- Alimentazione sorvegliata - Terapia comportamentale - Psicoterapia di gruppo
|