Gennaio, in fin dei conti, è un mese pressapoco uguale agli altri. Agli occhi degli uomini è invece il mese più importante, e l'importanza sta tutta nel principio, nel primo giorno, nella prima ora, nel suo primissimo minuto. Dicono infatti che a mezzanotte in punto, nell'atto di venire al mondo, emetta una sua voce e che da questa voce si possa capire che razza di annata seguirà. Ma a mezzanotte c'è baccano. Crepitano bottiglie di spumante, risate, schiocchi di baci, petardi fuori nella via. E in tanto strepito si perde la voce misteriosa. Ci sono, è vero, anche coloro che non fan baldoria; e pure questi sono svegli, quando gennaio arriva: se non altro per curiosità. Magari si sono già ficcati nel letto e di qui tendono le orecchie; ma udire non potranno perché intorno nelle case e nelle vie, gli altri fanno festa. No, nemmeno negli ospedali e nelle carceri, dove solitamente regna un tetro silenzio, neppure nelle corsie e nelle celle vigilate da lugubri lumini, la voce viene udita: perché quando l'anno nuovo comincia, la vita anche là dentro si riaccende e pazze voci di augurio si rispondono di letto in letto, da un'inferriata all'altra.
Cosicché solo nella grande pace delle campagne, dei monti, dei mari e dei deserti la voce si può udire, e non altrove. Ma anche laggiù è difficile che un uomo sia completamente solo; a mezzanotte del trentun dicembre anche il reietto e il vagabondo cercano di incontrare un proprio simile; così, al momento giusto, "buon anno" si dicono a vicenda, e la famosa voce va perduta.
Tuttavia esiste qualche raro uomo che in quell'attimo è veramente solo: pastore forse al lume della luna, sentinella di guardia a polveriera, o astronomo in cima alla sua torre, o ladro sperduto lungo i binari morti; e costui allora può sentire. Ma gli conviene? Dicono infatti che talora l'arrivo di gennaio si annunci con un rumore sordo, simile ad un rotolio di carri, o meglio come un treno che passi in lontananza, e allora vuol dire che sarà un anno senza niente di speciale, né bello né brutto, mediocre e inconcludente per la maggior parte dell'umanità.
Ma se alle volte si ode una specie di lamento che sembra uscire dalla terra, questo è segno che sarà un anno di sventure. Altre volte invece è un canto, una risonanza, come una nota di organo, o una campana nella nebbia. E allora ci si può aspettare cose buone, pace, lavoro, grandi raccolti, insomma un anno lieto. Solo che il lamento e il canto si assomigliano – dicono – la differenza è minima, basta un niente per sbagliarsi. In questo caso avviene che ci facciamo inutili illusioni o si tremi per paure assurde. Forse è meglio perciò che a mezzanotte il silenzio non ci sia; e la fatale voce si confonda con le musiche e le grida; e nessuno oda l'annuncio; e gli uomini correndo inconsapevoli al destino, continuino a sperare.
Angelo Ceripa