Nell'atèlier di Via San Francesco a Pesaro, Antonio Bellucci dipinge le sue scene mediterranee. Su grandi tele diluisce a rivoli i colori, in prevalenza acrilici, in un disordinato mosaico fatto di sole, scogliere, mari di cobalto, piccole case abbarbicate sulla costiera amalfitana. Invano cercheremmo nelle sue composizioni il tocco garbato o accordi cromatici misurati perché le sue rappresentazioni sono istintuali, vivide, ricche di un temperamento senza fronzoli, teso esclusivamente a stupire con le sue possibilità di scenografo per immagini, con una dosata miscela di realismo che privilegia punti di vista pittoreschi. I suoi soggetti sono immersi nel verde, in un contesto ambientale che li valorizza e li circonda di colori e di atmosfere, nella smisurata proliferazione di fiori e vigneti in primo piano. La sua concezione del paesaggio come spazio, forma e struttura, evidenzia sicuramente moti del sentimento, porzioni del visibile che appaiono scontornate e sfumate a seconda dei casi con una ricca coscienza della modernità. Nel paesaggio di Bellucci oltre alla realtà conta l'immaginazione, orizzonti vasti, acque limpide che scorrono con la fugacità del tempo, grumi di tufo screpolato che sembra sbriciolarsi fino alla baia. I colori sono veementi, di portata emotiva ed in queste atmosfere l'artista trova risorse illimitate per la propria pittura fatta di pennellate lunghe e pastose. Ma la pittura di Bellucci non è solo mare: è anche fatta delle morbide tonalità delle terre di Siena, dell'ocra dei sentieri toscani, della folgorazione dei cipressi che disegnano la via di un paesaggio, costruito per dare sapore ad una natura dolce, immersa nell'ombra e nei riflessi come quella fatta di impressioni ora balenanti ora calmissime con una varietà di apparizioni campestri alle quali la natura ha regalato sontuose cornici.
Luigi Ferraro
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