Al nostro Ufficio stranieri del “Centro Italiano di Solidarietà”, già da alcuni anni giungono segnali che indicano come il pianeta immigrazione stia cambiando, si stia evolvendo, generando nuovi problemi, così come nuovi progressi. Esistono ormai le seconde generazioni di immigrati: i nostri figli vanno a scuola, studiano, giocano, crescono insieme ai figli degli immigrati, e domani lavoreranno e costruiranno il futuro della nostra società insieme ai figli degli immigrati, che poi magari non verranno più chiamati immigrati, ma semplicemente con il loro nome, che sia Ali, Mustapha, Tatiana, Carlos o Taiwo. Il mondo del lavoro ha bisogno di nuove forze ed ormai, non solo nei settori abbandonati dalla manodopera locale, ma anche negli ospedali (dove mancano medici ed infermieri), nelle aziende (dove mancano esperti e programmatori di informatica), nell'edilizia (dove stanno scomparendo i muratori ed i carpentieri). Gli immigrati sono ormai indispensabili per la nostra economia, sono utili per ripopolare un Paese sempre più vecchio, ma dato che non li possiamo considerare solo braccia per lavorare o macchine per fare figli, dobbiamo capire che sono portatori di culture differenti. Queste rappresentano una ricchezza, ma inevitabilmente anche un problema, come sempre avviene quando popoli diversi muovono i primi passi verso la convivenza. Il mondo del futuro sembra sarà dominato dalla “famosa” economia globale, che alcuni dicono metterà in secondo piano il conflitto tra culture, religioni e razze, relegandolo in qualche antico e polveroso museo dell'antichità, mentre spariranno le guerre divine e le discriminazioni basate sul colore della pelle. Io invece sono dubbioso e penso che dovremmo vigilare e lavorare affinché questo nuovo simbolo universale, non approfondisca l'enorme solco che divide i pochi Paesi ricchi dai molti poveri, generando migrazioni bibliche, nulla in confronto a quelle che con tanta fatica stiamo affrontando ora. In fondo ciò che noi stiamo ancora aspettando da questo mondo così evoluto, è un piccolo lusso: semplicemente un piatto di riso in tutte le famiglie, siano esse bianche, gialle, nere o indiane; può sembrare spicciola retorica banale, ma sarebbe invece una grande conquista dell'umanità intera. Di seguito riportiamo due racconti di immigrati seguiti dal nostro Ufficio che testimoniano quell'evoluzione di cui parlavo prima; ricordando, a chi ne fosse interessato, che il nostro Ufficio è in contatto con altre persone del genere, tra cui medici, veterinari, infermieri, traduttori ed interpreti, idraulici ed elettricisti, imprese di pulizia, operai specializzati.
Marco Ceccolini
Responsabile
Ufficio Stranieri
“Centro Italiano di Solidarietà”