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Stefano Vellucci e Valter Scavolini. (Foto di Luca Toni)
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Mentre andiamo in stampa non è stato ancora definito l'eventuale contratto con Myers che ha chiesto qualche giorno di riflessione per decidere. Speriamo che sia la volta buona per… "ricominciare da tre".
L'immagine più coinvolgente è quella dell'araba fenice, il mitico uccello che dopo la morte risorge dalle sue ceneri. Il basket pesarese dopo il crack della gestione Amadio, non ci sta ad uscire di scena, ma anzi, in questa nuova avventura della Scavolini-Spar, sa trovare stimoli nuovi e nuovi entusiasmi. Riscoperta la “pesaresità” delle radici del fenomeno cestistico cittadino, riscoperta la voglia di lanciare sfide dal sapore antico, quando la piccola Vuelle faceva tremare le grandi della pallacanestro italiana nel torrido hangar di Viale dei Partigiani. Certo, stavolta si riparte da ancora più in basso, dal calderone rovente di una “serie B d'eccellenza” che è sicuramente il campionato più incerto e difficile di tutti. Però l'ottimo lavoro finora svolto dalla dirigenza tecnica della Società nel costruire il roster, e l'interesse e la passione dimostrata dalla tifoseria attorno a questa nuova squadra, costituiscono premesse confortanti per contare su un rilancio in tempi brevi.
Le due anime della resurrezione: la gran voglia di ricominciare di un inossidabile Valter Scavolini e la disponibilità al coinvolgimento dimostrata da un nutrito gruppo di imprenditori pesaresi. Fra i quali, ovviamente, il posto d'onore va riservato alla famiglia Vellucci. Però, Stefano Vellucci, presidente della nuova Società cestistica (e, per molti anni, giocatore di basket), dimostra di non amare il ruolo del protagonista a tutti i costi.
“Il merito della nascita di questa nuova realtà del basket pesarese è da attribuire a quanti non ci hanno fatto mancare il loro appoggio economico, aiutandoci a porre basi solide a una nuova Società cestistica che vuole distinguersi per serietà ed impegno sportivo. Da soli, non avremmo potuto far molto...”.
Si parlava di una presunta rivalità fra voi e la famiglia Scavolini, che avrebbe reso impossibile la fusione...
“Niente di più assurdo. In realtà, abbiamo capito tutti assieme che, se Pesaro vuole avere una squadra di basket ad alto livello, ci deve essere per il progetto un interesse comune da parte di tutta la città, ed in particolare della sua imprenditoria, perché qui da noi non ci sono le potenzialità economiche di una metropoli. C'è stato su questo un pieno accordo, fortemente voluto da tutti; dalla situazione difficile in cui si era cacciato il basket pesarese, potevano essere poste le basi per una rinascita solo operando con un forte impegno collettivo”.
Quali gli obiettivi a medio termine della Scavolini-Spar, dopo quello immediato del ritorno in serie A?
“A me piace partire coi piedi ben saldi a terra, con grande realismo e concretezza. L'unico obiettivo che ci interessa in questo momento è quello, non certo facile da raggiungere, di vincere subito il campionato di B1 e di porre le basi di una crescita societaria, basata sulla necessaria solidità economica, che ci consenta poi di puntare ad un futuro più roseo ad alto livello”.
Qual è il suo giudizio sulla formazione messa assieme dal duo Montini-Calvani?
“La squadra è molto competitiva per il campionato che andremo ad affrontare. E manca ancora un tassello al mosaico, che potrebbe risultare importante per un ulteriore miglioramento delle potenzialità del gruppo. Abbiamo il giusto “mix” di giocatori molto navigati, provenienti da serie superiori, e di atleti che invece hanno grande esperienza del campionato di B1. Fra i primi, ovviamente, il duo Li Vecchi-Podestà, che dà buon affidamento sotto canestro. Fra gli altri, voglio citare il play Morri, già protagonista di questo campionato oltre che di quello di A2; e poi Federico Pieri, nostro capitano e portabandiera della pesaresità; e l'ala Caprari, veterano della B1, anch'egli di origini marchigiane. Per non parlare dei Ferri, Valentini, Facenda, Polselli e Macchniz, un gruppo di ragazzi in gamba che non ci faranno mai mancare la prima dote che io chiedo a questa squadra: e cioè una strenua combattività, fatta di attaccamento alla maglia e di orgoglio di giocare a Pesaro”.
Un messaggio al popolo biancorosso?
“Stateci vicini in ogni circostanza, anche negli immancabili momenti difficili di questa annata cruciale che andremo ad affrontare. Sappiamo quanto Pesaro abbia sempre amato il basket, per cui contiamo che ci sarà, ora più che mai, una forte identificazione della città con la squadra. Dobbiamo riscoprire valori che probabilmente, negli ultimi anni, erano stati un po' trascurati. Mi sembra comunque di aver percepito un notevole entusiasmo per il nostro progetto. Mi aspetto di avere le prime conferme dalla campagna abbonamenti”.
Alberto Pisani