Storiellina estiva. Un insegnante presso il carcere di Fossombrone porta alcune copie dello Specchio in visione ai suoi allievi ivi detenuti. Uno di questi gli affida due testi per la nostra redazione: una poesia e un breve componimento di saluto e di ringraziamento ai suoi professori. I due testi ci piacciono e pensiamo di pubblicarli: tuttavia non sarebbero pienamente comprensibili, soprattutto il secondo, senza indicare la condizione di detenuto del suo autore. Telefoniamo quindi alla direzione del carcere perché chieda il permesso all'interessato.
Comincia a questo punto un assurdo balletto burocratico. La direttrice del carcere è in ferie. La sua sostituta, dopo aver a lungo esitato persino a rivelarci il suo nome, prende atto della richiesta e scompare nel nulla: non richiamando e non facendosi più trovare. Chiama invece l'insegnante che ha fatto da tramite, lamentandosi della sua iniziativa e chiedendogli addirittura di ritirare i testi a noi consegnati; anche se il detenuto in questione (fra l'altro, ormai prossimo alla libertà) non risulta sottoposto a particolari misure di censura: in altre parole, è libero di scrivere a chi vuole. Chissà quali clamorosi piani di evasione teme che possano nascondersi fra le righe del testo.
Mentre Adriano Sofri e altri detenuti "eccellenti" tengono apprezzate rubriche su giornali a grande diffusione, si cerca di impedire a un detenuto "qualunque" di pubblicare uno scritto del tutto innocente: vedi il testo riportato qui sotto, ovviamente senza la firma.
Non siamo affatto fanatici del "garantismo", a volte persino eccessivo in questo Paese: tuttavia un comportamento del genere ci sembra andare contro l'interesse dei detenuti, dei lettori e dello stesso carcere di Fossombrone.
Storie di ordinaria burocrazia...
Alberto Angelucci
Ai miei insegnanti
Cari insegnanti,
tra qualche ora ve ne andrete e nel cuore di tanti, forse, sarete un ricordo vago, sbiadito, lontano, ma non per me. Io non vi dimenticherò, vi terrò sempre nel mio cuore, perché nel mio lungo "inverno" mi avete dato calore: siete stati come un appiglio a cui mi sono aggrappato. Siete stati per me persone indimenticabili: la vostra umiltà di gente normale mi ha affascinato e sorpreso. Siete stati belli, tristi, malinconici, felici; siete stati semplicemente straordinari in tutto.
Chissà se sentirò ancora i vostri passi in tutto questo buio; le vostre voci hanno incantato e migliorato il mio animo. Io vi aspetterò come aspetto i miei fratelli, le mie sorelle; vi aspetterò pensando a tutto quello che mi avete dato e a tutto quello che mi darete. Se ci rivedremo cercherò magari di dare di più, dove ho dato meno adesso. Se qualche volta ho ecceduto perdonatemi, non è per malizia, è stata solo ignoranza.
Già sento un gran silenzio nelle mie giornate, che senza di voi ritorneranno ad essere interminabili. Spesso mi affaccerò alla finestra nella speranza di vedere qualcuno di voi passare per la strada per poterlo così salutare. Ecco: vedo già le vostre spalle diventare sempre più piccole, i vostri esili corpi diventare minuti. Una lacrima silenziosa bagna già il mio volto stanco e precocemente invecchiato; dentro vi è raccolto tutto l'affetto che coltiverò per voi.
Grazie di cuore.