Devozione e nobiltà dei Martinozzi
Attraversando l'androne che porta alla Corte Malatestiana, sulla parete destra si nota una bella edicola in pietra finemente lavorata nella cui nicchia è ospitata la celebre Madonnina dei Martinozzi. L'opera fu commissionata a Ludovico D'Urbino nel XVI secolo dal nobile Pietro Martinozzi che la fece collocare sotto il loggiato del Palazzo del Podestà a difesa della città e delle campagne infestate da malfattori e per proteggerla dalle incursioni dei Turchi e dei pirati. Pietro Martinozzi , "uomo pio e ottimo soldato" nel 1579 era a capo delle milizie fanesi. Poiché le milizie avevano come luogo di raccolta la Piazza Maggiore (oggi denominata Piazza XX Settembre) la Madonnina aveva il compito primario di tutelare la vita dei soldati adibiti a quell'importantissima funzione civica. Ma la statua, espressione di sacralità servì pure a mitigare l'elemento profano rappresentato dalla statua della Fortuna collocata (dopo tanto discutere per la nudità) sulla fontana di piazza. Il Papa Paolo V, nel 1612 concesse delle indulgenze ai fedeli che, al suono delle campane di mezzogiorno e del vespero si fossero inginocchiati al cospetto della statua della Madonna e avessero pregato. Questo beneficio è indicato nell'iscrizione latina posta sul basamento dell'edicola.
Forse non tutti i fanesi, che giornalmente transitano nell'androne per recarsi nell'adiacente banca, si accorgono della mirabile opera scultorea e tantomeno di quanto è espresso nell'iscrizione lapidea in latino: la fretta e le incombenze materiali, la filosofia del consumismo che caratterizzano la nostra vita moderna, ci hanno ormai privati di certi gesti personali di esercizio spirituale, e se anche volessimo recuperarli, passeremo agli occhi degli osservatori per bigotti antiquati e forse anche per pazzerelli.
L'antica famiglia dei Martinozzi, discendente da Martinozzo (uomo d'arme operante nel 1307 nella città di Orvieto) fu presente a Fano fin dalla prima metà del Trecento e raggiunse i suoi più elevati splendori dalla seconda metà del Cinquecento a tutto il Seicento. Nell'arco di trecento anni di presenza in Fano molti rappresentanti della famiglia Martinozzi ricoprirono importanti incarichi civili e religiosi al servizio di vari Signori e Papi del tempo. Famosa è Laura Martinozzi che, andata in sposa ad Alfonso d'Este, alla morte prematura di questi governò per 12 anni in qualità di reggente per il figlio ancora bambino. Costei aveva anche una figlia, Maria Beatrice, che fu data in sposa al cattolico Giacomo Stuart erede al trono di Inghilterra. Maria Beatrice divenne regina d'Inghilterra, ma dopo tre anni dovette, insieme al figlio principe di Galles, e al marito, riparare in Francia a causa di una rivoluzione che rimise sul trono un re protestante.
La famiglia dei Martinozzi si estinse con il conte Pietro che, non avendo figli, lasciò i suoi averi e il titolo a Giulio di Montevecchio, suo parente. Il bel palazzo cinquecentesco di Via Nolfi, la cui facciata prospetta su Piazza degli Avveduti, attesta ancora, e più splendidamente dopo il recente restauro, l'importanza della nobile famiglia.
(Chi volesse conoscere meglio la storia della famiglia Martinozzi e del suo palazzo in Fano, consulti "Palazzo Martinozzi" di Aldo Deli, Franco Battistelli e Remigio Bursi, Ed. Immobiliare Adriatica, Fano 1995).
La Madonna dl'indulgensa
Madunina bèla e bianca
sota l'Arch che porta in banca,
me sai di' cu pensarai
de ste secul pin de guai?
Fnit el temp d'i Martinòs
più nisciun te guarda adòs,
più nisciun se ferma un con
per dmandà grasi e perdon.
Una volta i cristian,
più devoti machì a Fan,
a mezgiorne e a la sera
te dicevne una preghiera
per avè un'indulgensa
da scurcià la suferensa
d'i por mort el Purgatori
sensa pac e sensa unori.
Te, malì, sa chel fiulin
che del mond reg i destin,
sempre bòna e pasient
nivi incontra ma la gent
e davi forsa e cunfort
per la vita e per la mort.
E benanca la miseria
fusa alor ‘na roba seria
in tla ment e dentra el cor
c'era fed e c'era amor.
So sicur che te malì
ma chi pasa i vu dì:
s'en pregat o bona gent,
i quadrin en servne a gnent!
Rino Magnini