Sono nata in Marocco, ho 25 anni e sono in Italia ormai da 7 anni. Quando ho lasciato il Marocco avevo 18 anni e avevo appena conseguito il Diploma di Maturità Classica, quindi oltre alla mia lingua madre (cioè l'arabo), conoscevo il francese e l'inglese. La mia famiglia, anche se abbastanza numerosa, era in una situazione economica discreta. Quella che ha spinto la mia famiglia a venire in Italia quindi non è stata una motivazione economica, ma il fatto che mia madre aveva già visitato questo Paese e ne era rimasta affascinata e anche la curiosità e il desiderio di vivere in Europa che avevano soprattutto le mie sorelle più piccole di me.
Ricordo ancora la preoccupazione e i dubbi legati alla decisione di trasferirci in Italia. Ciò che mi spaventava era il fatto di non conoscere la lingua e sapere che in Italia avrei trovato una cultura completamente diversa. Per me, che sono musulmana praticante, uscire dal mio Paese significava anche trovare un compromesso tra le mie convinzioni religiose e la nuova realtà in cui avrei vissuto. D'altra parte, se volevo rimanere insieme alla famiglia, non avevo scelta. Così decisi che sarei venuta in Italia per arricchire la mia esperienza e per completare i miei studi. Il primo passo era imparare la lingua italiana. Per prima cosa andai alla Scuola Media dove c'erano dei corsi serali di terza media aperti anche agli stranieri. Quindi, per un anno, tutte le sere andavo a scuola e i miei compagni erano tutti italiani; così, grazie alla cordialità dei miei compagni di classe e alla disponibilità degli insegnanti, in breve tempo imparai questa nuova lingua.
Superato l'esame di terza media, mi sono iscritta all'Istituto Professionale di Stato “Olivetti” a Fano. Gli anni trascorsi in questa scuola per me sono stati l'esperienza più bella perché ho trovato un ambiente accogliente, delle persone rispettose e curiose di conoscere una cultura diversa dalla loro. Questo mi ha colpito positivamente perché all'inizio pensavo che avrei trovato ostilità; invece, dopo che iniziai a frequentare questa scuola, addirittura fui invitata in altre scuole delle Provincia per parlare agli studenti della cultura araba e della religione islamica. La scuola inoltre mi ha permesso di fare amicizia con tante altre ragazze della mia età e anche con le insegnanti e questo mi ha dato la spinta e la motivazione per ultimare i cinque anni di studio. Così ho preso il Diploma di Tecnico della Gestione Aziendale.
Lo studio e l'apprendimento della lingua italiana, insieme alle conoscenze professionali che mi ha dato la Scuola Superiore, mi hanno fatto venire l'idea di aprire un'attività commerciale insieme a mia madre. Successivamente, grazie all'Ufficio Stranieri del “Centro Italiano di Solidarietà”, ho trovato il mio primo impiego presso una ditta di mobili di Pesaro dove ancora oggi lavoro con soddisfazione. Anche nel lavoro mi sono inserita senza problemi e, sia i colleghi, sia il titolare della ditta, mi hanno sempre considerata come “un'italiana”. L'altra cosa che mi ha colpito favorevolmente è stato il fatto che a scuola e nel lavoro tutti hanno accettato e rispettato senza problemi la mia scelta di portare l'hijab (cioè un fazzoletto avvolto intorno alla testa che copre solo i capelli a differenza del chador); ciò non accade in tutti i Paesi europei, ad esempio in Francia e in Belgio non è permesso.
Samira
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