La Pieve di Candelara avrà il definitivo restauro per la fine di maggio, con la realizzazione della pavimentazione interna e il restauro dell'organo settecentesco della famiglia Polinori. La Pieve, uno dei monumenti più importanti dell'entroterra pesarese insieme alla chiesa dell'Arzilla e la Pieve di Ginestreto, risale al VI-VII secolo. Dedicata a Santo Stefano, la Pieve è citata in un documento del 1062 (plebe de Candelaria) e nelle Rationes decimarum Italiae del 1290. Presenta molti caratteri costruttivi dell'architettura tardo-gotica, anche se le pietre d'arenaria murate all'interno della struttura in mattoni sembrano derivare dalla precedente costruzione romanica. La Pieve venne riconsacrata nel 1535 dal vescovo di Pesaro Lorenzo Santorelli. La facciata, restaurata nel 2003 grazie ai finanziamenti della Legge del III millennio, è caratterizzata da due lesene e due rinforzi laterali, da due alti finestroni a sesto acuto e da un rosone centrale, ora riaperto. Il portale, incompleto, è rinascimentale, ed era protetto, almeno fino alla fine del Seicento, da una piccola tettoia. La pianta ha una insolita soluzione a croce greca, che è stata ricollegata da alcuni studiosi a Pandolfo Malatesta (1390-1441), probabile committente della Pieve. Una testimonianza delle presenza malatestiana è il rinvenimento di tombe di quel periodo, trovate durante il rifacimento del pavimento effettuato dalla ditta Edil Giraldi. A metà Cinquecento vengono eseguiti alcuni interventi pittorici sulle pareti interne, come dimostra l'affresco della “Madonna con Bambino tra i santi Giovanni Battista e Caterina”, datato 1555 e firmato da Ottavio Zuccari di Sant'Angelo in Vado. Dello stesso periodo è anche la tavola “Madonna con Bambino tra i santi Stefano e Donnino”, attribuita a Pompeo Morganti, attivo nella prima metà del Cinquecento. Un'altra opera datata 1504 è stata rinvenuta recentemente in seguito al restauro dell'organo. Si tratta di una “Crocifissione con la Madonna e San Giovanni Evangelista”, di autore ignoto. Inoltre è stata rinvenuta anche una grande cornice affrescata con uno stemma gentilizio che avrebbe potuto racchiudere un affresco precedente, una tomba o un piccolo altare votivo. “E probabilmente vi potrebbero essere altre sorprese, dice il parroco di Candelara, don Marco Di Giorgio. Intanto, anche grazie al contributo dell'8 per mille da parte dello Stato per i beni culturali (410.000 euro) finiremo l'opera di ristrutturazione di questa pieve: che oltre ad importanti opere del Cinquecento, racchiude un quadro del Rondolino, una pala del pesarese Giovanni Venanzi del 1693 e una tela di Claudio Ridolfi raffigurante la Madonna del Rosario.
Paolo Montanari
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