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Lo Specchio dei piccoli

Questo spazio ospita racconti, poesie e disegni creati per i bambini o prodotti dagli stessi bambini. Intende anche recuperare, attraverso la collaborazione dei lettori e delle scuole, le antiche favole della nostra tradizione popolare.

Babbo Natale cacciatore

Molti non lo sanno ma sta di fatto che Babbo Natale, un tempo, era un accanito cacciatore. Passato il periodo natalizio, si tagliava barba e baffi e, cambiati i vestiti, andava a caccia nei boschi. Quando questo grosso omaccione, armato di un fucile lungo lungo, arrivava nella foresta, gli animali fuggivano da tutte le parti consapevoli che raramente sbagliava bersaglio. Babbo Natale andava a caccia perché si serviva delle sue prede per fare i giocattoli da portare ai bambini buoni la notte di Natale. Con le code degli scoiattoli rivestiva il collo delle bambole, con le penne degli uccellini ornava la testa dei soldatini indiani, con la pelle dei daini costruiva tamburi, con quella delle gazzelle le cinture e i foderi per le pistole da cow-boy, mentre dalle corna dei cervi ricavava dei manubri per piccole biciclette da corsa e, con altri animali, tantissime altre cose.

Se non che, una vigilia di Natale di tanto tempo fa, successe un fatto strano e curioso. Mentre Babbo Natale attraversava la foresta con i doni da portare ai bambini buoni, il sacco, quell'anno più colmo del solito, incappò in un ramo e si strappò. Babbo Natale non si accorse dell'incidente, era in ritardo, aveva molta fretta; così tutti i suoi regali, uno alla volta, usciti dal buco, si sparpagliarono per la foresta. Arrivò in città che era notte fonda. Solo allora notò che il sacco era vuoto. Lo guardò bene e si accorse del buco.

"E adesso come faccio a ritrovare tutti i doni?- bisbigliò tra sé e sé - È buio ed anche se non lo fosse non avrei il tempo necessario per recuperarli tutti".

Era disperato. Così, pensando a tutti quei bambini i quali ubbidendo ancora una volta ai loro genitori erano andati a letto prima del solito nella certezza che l'indomani sarebbero stati ricompensati dall'amato vegliardo, si accasciò al suolo e, con la testa fra le mani, si mise a piangere. Gli animali del bosco, che avevano assistito a tutta la scena, nel vedere piangere Babbo Natale, si commossero e, dimenticando gli spaventi, le trepidazioni, le paure trascorse, si passarono la voce e tutti insieme, in un baleno, raccolsero i doni sparpagliati nella foresta e li consegnarono al vecchio. Da quel giorno Babbo Natale non andò più a caccia e per la costruzione dei suoi giocattoli si affidò alla plastica.

Pierpaolo Corrina

Il vecchietto con le ali

Sorvolando affascinato la sua città, un vecchietto con le ali rimase sorpreso quando scorse in lontananza una bimba seduta sulla riva del fiume che piangeva ininterrottamente. Decise, senza neanche pensarci due volte, di gettarsi in picchiata verso quella direzione per capire se la piccola stava male o se le fosse successo qualcosa di brutto. Arrivato dalla piccina le chiese innanzitutto come si chiamava e lei rispose: "Bianca". Aveva gli occhi di un pulcino spaventato, sbarrati, rotondi e meravigliosamente d'oro: sembravano, nonostante le lacrime, il riflesso più vivo del sole. Il vecchietto Pedro, ancora non si spiegava come mai la piccolina fosse lì seduta, sola e così triste. Per paura di turbarla ancora, non le chiese affatto quale fosse il suo problema, ma si mise immediatamente a fare il pagliaccio davanti a lei per rubarle un sorriso. Salti, capriole, smorfie...ma niente da fare...la piccola Bianca non mollava alcun sorriso con le sue labbra rosa. Pedro scoraggiato decide di lasciarla sola e sconsolato riprende il suo volo verso altri lidi della città. Vagando, vagando scorse altrove una signora dai boccoli mori e dal vestito colorato che si guardava attorno come a cercare qualcosa di smarrito. Curioso come sempre, si avvicina alla donna e le chiede se può esserle d'aiuto. La donna scoppia anch'essa in un pianto a dirotto, tanto che Pedro con un balzo fugge via, sopra le nuvole, dallo spavento..."Ma che sfortuna! Oggi sono proprio destinato ad incontrare tristezza per le strade del mondo!"

Vola, vola ancora sopra l'azzurro, alla luce di un astro così caldo come il sole ma il destino vuole che, senza pensarci, ripercorra luoghi su cui era già passato e di nuovo scorge in lontananza Bianca, ancora avvolta dal mistero delle sue lacrime. Prende finalmente l'iniziativa di aiutare la bambina a risolvere il suo problema e quando le domanda cosa c'è che non va, lei risponde: "Stavo inseguendo un bellissimo gattino dal pelo rosso e corri corri ho perso la mia mamma...ti prego aiutami a ritrovarla, io sono troppo piccola per riuscirci da sola!". Pedro con un sorriso grande come una casa la prese sulle spalle e spiegando le sue magiche ali si innalzò in un volo più fiero che mai. Aveva già capito tutto...la signora mora era la soluzione.

Quando la piccola, dall'alto del cielo, vide la sua mamma scoppiò in un sorriso spalancato inimmaginabile: ora sì che i suoi occhi gioiosi splendevano d'oro...come il sole!

MORALE: non lasciare mai la mano della tua mamma fino a che non sei sicuro di conoscere abbastanza bene la strada del ritorno.

Nicoletta Lucchesi

Il bambino pelato

Mi ricordo di un bambino che quando andò in prima elementare non aveva ancora nemmeno un capello in testa. Era bellino ma completamente pelato. Tutti i suoi compagni lo presero subito in giro perché loro avevano i capelli e lui no, ma a questo bambino, che si chiamava Enrico, non gliene importava niente e sorrideva a tutti quelli che lo canzonavano.

Quando fu promosso in seconda elementare Enrico era ancora tutto pelato; per giunta non portava neanche il berretto e i suoi amici continuavano a ridere di lui. Questa situazione continuò in terza elementare, in quarta, in quinta, fino a quando Enrico non finì la scuola e fu promosso, con ottimi voti; ma gli altri bambini continuavano a canzonarlo perché era rimasto pelato e non lo vollero nemmeno per festeggiare insieme la fine della scuola.

Passarono tanti anni da quel giorno ed Enrico e i suoi compagni divennero vecchi: avevano quasi settanta anni, ma mentre a tutti quei bambini (che bambini non erano più) erano caduti pian piano tutti i capelli ed erano completamente pelati, ad Enrico erano cominciati a crescere tanti bei capelli bianchi e quando i vecchi amici s'incontrarono Enrico era l'unico ad avere i capelli. Allora egli si mise a ridere e disse: "Come siete buffi senza capelli! Con voi non giocherò più!".

Paolo Cappelloni

 


 
 
 
 
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