Per gentile concessione della figlia Maria pubblichiamo la prima parte di questo scritto di Fabio Tombari, stampato nel 1980 in sole mille copie numerate dai “Quaderni del Vicolo”.
S'era d'estate, non ricordo più se del '25 o del '26, ma era un pomeriggio d'estate, a Fano, e io m'ero appena alzato dal solito pisolino, quando una scampanellata fece affacciare mio padre dalle scale.
“E' per te – mi disse – vorranno sapere di te”.
Andai al pianerottolo e vidi al di là della vetrata due carabinieri.
“Riccardo Tombari abita qui?”
“Sì, e son fortunati a trovarlo in casa. – E a mio padre : “Stavolta è per te”.
Erano un brigadiere e un appuntato: riguardosi, sorridenti. “Veniamo per una formalità. Ci deve scusare, ma siamo incaricati di fare un'inchiesta, anzi, una relazione, diciamo così, cronologica, sul Circolo Marino Froncini”.
“Bene, bene! Tutti mi chiamano, tutti mi vogliono…
“Ma lei, scusi, è quel Tombari della suora?
“Per servirla”.
Risero e ne ridemmo insieme.
Qualche tempo prima, nello stesso casamento sul Corso, era stata fatta una scoperta piuttosto macabra. Dietro al negozio d'una modisteria, nel sottoscala che i muratori stavano riattando, fu trovato il cadavere, anzi lo scheletro d'una monaca, forse murata viva. Sopraluoghi, indagini, relazioni, e anche mio padre, se pure inquilino dell'ultimo piano, tutti convocati dal commissario, che non si decideva a chiudere l'inchiesta.
“Ma io non ho nessuno in bottega e sto al 3° piano”.
Niente da fare. Bassi o soprani, tutti in sospeso: guardie civiche, esperti. E poiché era intervenuto anche il sanitario del Comune. “Insomma, dottore, quanto tempo impiega un corpo a diventare scheletro?”
“Se ben conservato, anche un secolo. Ma qui, a giudicare da altri residui: scapolare, spille, rosario, dobbiamo risalire al ‘600”.
“Oh, allora, signor commissario, dal momento che la povera vittima dorme da trecent'anni, non potremmo anche noi indiziati andare a dormire?
Basta, sepolta la suora, restava ora da seppellire il defunto circolo repubblicano.
“Pura formalità, ma ci risulta che lei è stato uno degli esponenti”.
“Sì, ero anch'io di quella schiera. Chi gliel'ha detto?”
“Non ha importanza”.
“Importa invece, e ne sarei curioso. Sono uno di quei rari superstiti e non capisco quale Jago, dolce amico…Naturalmente non ero il solo iscritto”.
“E' naturale. Se non che le carte, come lei sa…”
“Le carte da gioco?”
“No, gl'incartamenti”.
“Eh, purtroppo! Di quella pira l'orrendo fuoco, tutte le carte arse, avvampò”.
I due ridevano. “Lei ha accennato a carte da gioco – osservò il brigadiere – Vi si giocava?”
“Altro che! A bocce, a scopone”.
”Allora era molto frequentato?”
“Sempre”.
“Sopra tutto il lunedì” – insinuò pronto l'altro -
“Barbieri, vuol dire? No. Né barbieri né fotografi. Al lunedì era difficile trovare il quarto per una briscola”.
“Per cui non ricorda nessuno che giocasse con lei?”
“Come no! Potrei citarle una filza di nomi”.
“Davvero?” – esclamò il brigadiere raggiante – “Appuntato, prenda nota”.
E mentre quello scriveva, mio padre dettò una pagina intera di nomi e cognomi. Sorrisi, complimenti. “Grazie! Prego, stia comodo. Lei è benemerito della Benemerita. Approfitti pure di noi”. E giù inchini.
Tre giorni dopo, strano caso, anche quel giorno, la mamma assente e noi due in casa, quando un'altra scampanellata, ma più risentita.
“E' per te!”
“No, è per te: i due dell'altra volta”.
“Volevo ben dire. Un breve inciampo non ci turbi, non ci arresti! Sopra tutto, non ci arresti”. E andò ad aprire. “Qualcosa non va?”
“Lei ci ha ingannati”.
“Cosa dice mai?”
“Ci ha portati in giro. Guardi”. E col foglio in mano, sbatté pugno e foglio sul tavolo. “Ci ha dato soltanto nomi di morti”.
Mio padre abbassò il capo contrito, “Cosa vuole, l'età… gli affanni”.
“Che età! Non le permetto di scherzare”.
“Ma è lei che scherza, brigadiere! E pretendeva forse che le dicessi i nomi dei vivi? Uno come me del secolo passato, cosa vuole? Giunti sul passo estremo, prima o poi, uno alla volta… Via gradisca un bicchiere di vino. Vecchio ma sincero. Alla sua!”
“Alla sua!”
Bevvero. Li accompagnò.
“Ite, o druidi!”.
Fabio Tombari
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