La Fondazione Merloni ha intervistato a campione 198 famiglie, per un totale di 620 persone
Gli immigrati rappresentano una parte consistente della popolazione regionale e provinciale. Secondo i dati del Ministero dell'Interno, nel 2003 erano presenti nelle Marche circa 65mila immigrati (il 4,4% della popolazione residente), di cui oltre 15mila (4,3%) nella provincia di Pesaro e Urbino. Oltre a porsi tra le prime regioni in Italia per incidenza immigratoria, le Marche sono tra quelle che hanno vissuto in maniera più repentina e intensa il diffondersi del fenomeno, ormai strutturale rispetto alla società locale, tanto che si sta passando da un'immigrazione di individui ad una di nuclei familiari, con una buona capacità di inserimento occupazionale. Nell'ambito del progetto “Immigrazione e mercato del lavoro in una Regione di sviluppo economico distrettuale e ad urbanizzazione diffusa. Il caso delle Marche”, la Fondazione Aristide Merloni ha realizzato, in collaborazione con la Provincia di Pesaro e Urbino, una ricerca su “Immigrazione e mercato del lavoro” volta ad approfondire una serie di tematiche. La ricerca, curata da Emanuele Pavolini dell'Università Politecnica delle Marche, è stata presentata in un incontro a cui hanno preso parte il presidente della Provincia Palmiro Ucchielli, l'assessore alla Formazione e Lavoro Massimo Galuzzi, il presidente della “Fondazione Aristide Merloni” Francesco Merloni ed il vice presidente della Regione Gian Mario Spacca.
UNA RISORSA PER L'ECONOMIA
Come sottolineato dal curatore della ricerca, gli immigrati rappresentano una risorsa importante non solo per l'economia (in molte filiere produttive marchigiane sarebbe difficile rinunciare alla presenza di lavoratori stranieri), ma anche per la vivacità e continuità delle permanenze, in particolare nei piccoli centri: la tenuta demografica di questi ultimi appare sempre più legata alla presenza di flussi di stranieri: in molti contesti è stato possibile mantenere aperte sezioni scolastiche grazie al numero crescente di alunni stranieri, in situazioni in cui si stava andando verso la chiusura ed il trasferimento. Accanto ad una dimensione positiva, l'immigrazione, come è naturale, ha portato varie problematiche, anch'esse in mutamento. Se la prima immigrazione dei giovani celibi comportava innanzitutto problemi di accoglienza, l'attuale flusso sempre più composto da famiglie sposta l'accento verso un'integrazione più ampia nei sistemi sociali, abitativi e scolastici (ricerca di una casa decente, inserimento nella scuola ecc.). Sul versante lavoro, le Marche sono tra le Regioni del Centro Nord che hanno visto i loro sistemi economici locali, legati ad attività industriali, maggiormente interessati dall'inserimento di immigrati.
IL 52% VUOLE RESTARE PER SEMPRE
A partire da questo quadro, la ricerca della Fondazione Merloni ha voluto approfondire il modello di interazione e di integrazione degli stranieri residenti nel contesto provinciale, chiedendo ad un campione rappresentativo e stratificato un giudizio sul proprio percorso migratorio nel nostro paese. Nella provincia di Pesaro e Urbino sono state coinvolte 198 famiglie di immigrati, per un totale di 620 persone. Diversi gli elementi emersi: se circa il 60% degli immigrati ha avuto esperienze in altre regioni prima di approdare nelle Marche, un terzo è giunto direttamente in questa regione e spesso (31,5%) nell'attuale comune di residenza. Il 52% è deciso a restare tutta la vita in Italia e un altro 12,4% almeno fino alla pensione. Gli immigrati indicano in genere di aver instaurato relazioni non solo formalmente buone, ma anche spesso di amicizia, con colleghi e datori di lavoro. Il 56,8% delle famiglie ha redditi fra i 10 mila e i 20 mila euro l'anno, le altre sotto i 10 mila. Il 70% afferma di voler accettare parte dei valori della società italiana, mantenendo i riferimenti alla propria cultura e religione. Fra quelli di fede mussulmana, il 35,4% si dichiara non praticante, mentre i praticanti regolarmente sono il 20%.