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Scusi, vuole un posto per tre mesi?
Arriva anche in Italia il 'lavoro in affitto'

Secondo le più recenti statistiche, la disoccupazione nei Paesi europei raggiunge il 12% della forza lavoro: in oltre il 56% dei casi il fenomeno interessa i giovani sotto i venticinque anni. L'Italia è allineata su questa percentuale media, mentre i valori sono inferiori in Gran Bretagna (5.5%) e in Germania (11%) e molto inferiori negli Stati Uniti (4,5%). A parere di molti economisti, fra cui il Premio Nobel Franco Modigliani, fra le cause principali di questo autentico dramma sociale si possono annoverare le politiche monetarie dei Paesi dell'Unione Europea, con i relativi tagli alla spesa pubblica; e un mercato del lavoro molto rigido, che non incoraggia certamente le imprese ad assumere.

Per quanto riguarda il nostro Paese, un importante segnale di novità è venuto dalla Legge 196/97 (la cosiddetta Legge Treu, dal nome dal Ministro del lavoro dell'epoca), che ha introdotto per la prima volta la possibilità di assumere personale "in affitto" attraverso le organizzazioni private abilitate. Il tema è stato discusso nel corso di un convegno sul "Lavoro interinale", organizzato a Fano dalla Società Eurointerim, che è fra le prime a operare in questo territorio: relatori Stefano Liebman, docente di Diritto del Lavoro all'Università Bocconi di Milano; Stefano Monferrà, dell'Istituto di Economia della stessa Università; e Luigi Sposato, presidente della Società Eurointerim a livello nazionale.

Attraverso le relazioni ufficiali, e una lunga sessione di "domande e risposte" con i presenti, il convegno ha chiarito tutti gli aspetti di questo nuovo rapporto di lavoro che supera il tradizionale binomio "Datore di lavoro/Lavoratore". Il nuovo rapporto diventa trilaterale, perché si aggiunge la figura dell'Agenzia. In altre parole, il lavoratore viene assunto a tutti gli effetti dall'Agenzia, la quale si fa carico della retribuzione e degli oneri contributivi/assistenziali previsti dai vari contratti collettivi di categoria; di volta in volta l'Agenzia "affitta" il lavoratore all'azienda richiedente, solo per il periodo voluto, a fronte di un compenso proporzionale al tempo di utilizzo, ma naturalmente maggiorato rispetto al costo di un'assunzione diretta. E' evidente che un sistema di questo genere permette all'azienda utilizzatrice una notevole flessibilità operativa: infatti può garantirsi la disponibilità di prestazioni lavorative solo per i momenti di "punta" (si pensi ad esempio alle produzioni stagionali, alla partecipazione a fiere, mostre, sfilate di moda, ai progetti a termine, alle assenze di personale in malattia), senza essere costretta a rifiutare certe commesse o a procedere ad assunzioni a tempo indeterminato, con un insostenibile aggravio dei costi fissi. Naturalmente, a protezione dei lavoratori, la legge prevede severe limitazioni per poter esercitare questa attività: fra queste, la costituzione in Società di capitale o cooperativa; un capitale di almeno un miliardo di lire e una cauzione di settecento milioni; sedi operative in almeno quattro regioni italiane. Non a caso, sono soltanto 31 in tutt'Italia le Agenzie che hanno ottenuto finora l'autorizzazione del Ministero del Lavoro. A Fano, l' Eurointerim (151 punti operativi in Italia) opera attraverso la Società di selezione del personale Skeda.

Oltre a consentire nuove possibilità di lavoro, soprattutto per i giovani, questo nuovo istituto offre anche alle aziende l'opportunità di utilizzare il periodo di "lavoro in affitto" come periodo di prova: nei Paesi dove questo sistema è già vigente, sono frequenti i casi in cui viene offerta al lavoratore l'assunzione in azienda dopo uno o più periodi di impiego temporaneo. Fra l'altro va sottolineato che la nostra legge permette di rinnovare fino a quattro volte un rapporto a termine con la stessa persona.

Si potrebbe obiettare che questo nuovo sistema aumenta la precarietà del posto di lavoro: è facile tuttavia rispondere che è meglio avere un lavoro precario che nessun lavoro. Inoltre questo tipo di impiego consente ai giovani una possibilità di entrare in contatto con diverse realtà industriali o commerciali, con conseguente maturazione di esperienze professionali altrimenti impossibili; o anche, a chi lo desidera, la possibilità di alternare periodi di lavoro ad altri di vacanza o di studio, secondo le proprie preferenze. In ogni caso è probabile che la grande flessibilità consentita alle aziende da questa nuova legge, si traduca statisticamente in un notevole aumento dell'offerta di lavoro e quindi dell'occupazione complessiva.

A conferma di ciò, riportiamo la testimonianza di un industriale, pubblicata dal quotidiano economico Il Sole-24 Ore: "Nella primavera scorsa ho ricevuto una commessa dagli Stati Uniti per 100 mila paia di occhiali. Ho dovuto dire di no perché il sindacato non ha voluto concedere lo straordinario... Come si fa a lavorare così? Se ci fosse stata più flessibilità, avrei assunto 100 operai per sei mesi: loro ne avrebbero ricavato un'esperienza professionale, io avrei soddisfatto l'esigenza dei clienti che per un imprenditore (e per le esportazioni del Paese, N.d.R.) rimane un obiettivo vitale".

Franco Luciferi

 


 
 
 
 
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