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Mike Bongiorno con Gianluigi Marianini a 'Lascia o raddoppia?'
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“Ahi, ahi, ahi, signora Lòngari... mi è caduta sull'uccello!”. Reiterata esclamazione di disappunto di Mike Bongiorno quando una concorrente televisiva fallì la risposta a un quesito di tipo ornitologico perdendo un bel gruzzolo di milioni dell’epoca; e innescando un fenomeno proiettivo di tutte le signore Lòngari d'Italia verso tutti i tipi di volatili, reali o metaforici.
Mike Bongiorno, principe indiscusso del telequiz nazionale, viveva allora la prima fase della sua straordinaria carriera di presentatore televisivo. Aveva cominciato ad esercitare le sue capacità di comunicatore, come giornalista al seguito delle truppe alleate; ed era già conduttore di programmi radiofonici all'inizio degli anni ‘50, contrapponendo la sua pronuncia italo americana al sottile humour velato di accenti romaneschi di Corrado, altra grande stella radiofonica dell'epoca. Alla fine del 1955, importando in Italia un gioco televisivo già famoso negli Stati Uniti, propose alla RAI la trasmissione “Lascia o raddoppia?”, basata su una serie di domande ai concorrenti, su un tema prescelto, con la possibilità di vincere dopo qualche settimana il favoloso monte premi di cinque milioni di lire (corrispondente ad almeno duecento milioni di oggi).
Fu un successo strepitoso che, anche senza la controprova dei dati Auditel, inchiodò davanti ai pochi televisori esistenti praticamente tutti gli italiani capaci di intendere e di volere. Tanto che rischiò di far fallire tutti i cinema della penisola, prima che i moti rivoluzionari degli esercenti facessero spostare la trasmissione dal sabato al giovedì sera. E ancora non bastò: i cinema furono costretti a interrompere la proiezione del film a quell’ora del giovedì, per consentire agli spettatori di seguire il loro programma preferito su grandi schermi televisivi. L'episodio del musicologo torinese Lando Dègoli, che fallì una risposta sul controfagotto, uno strumento musicale diventato da quel momento notissimo anche a quelli che non conoscevano neanche l’armonica a bocca, finì sulle prime pagine di tutti i giornali. Al punto che il concorrente fu riammesso in gara la settimana dopo, praticamente a furor di popolo.
Mike Bongiorno rivendicò giustamente alla sua trasmissione il merito di aver fatto decollare l'industria elettronica del Paese (e il fatturato abbonamenti della RAI), con una vendita senza precedenti di televisori in bianco e nero: perché gli italiani, persino prima della Vespa o della Fiat 600, vollero il televisore in casa per non costringere anche la nonna ad uscire tutta infagottata e raggiungere gli affollatissimi bar e circoli parrocchiali che la sera del giovedì spegnevano tutte le luci perché la folla non perdesse neppure un bagliore di quella luce azzurrina che troneggiava su alti trespoli di legno. Persino Umberto Eco, che non si occupava ancora del pendolo di Foucault, ne fece oggetto di dissertazione nella “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, un capitolo del suo “Diario Minimo”.
Parallelamente al successo della trasmissione, cresceva la fama del suo ideatore, le cui gesta divennero subito leggendarie come le sue gaffes, reali o volute che fossero. Mike Bongiorno era molto miope e, non volendo mettere a repentaglio il suo fascino con l’uso degli occhiali, riceveva i fogli delle domande scritti in stampatello a caratteri cubitali. Pare che una volta la sua deliziosa valletta, Edy Campagnoli, gli porgesse il foglio di un quesito, la cui risposta era costituita dal nome del papa Pio VI. E il presentatore la lesse come “Piovi”, creando un momento di esilarante confusione storico meteorologica.
Alberto Angelucci
(tratto dal libro: “Frasi Celebri”, Oscar Mondadori 1993)