Scenari spaventosi si sono innalzati in Medio-Oriente: una spirale di violenza barbarica sta coinvolgendo, con responsabilità diverse, israeliani e palestinesi e, recentemente, iracheni e forze occupanti… Quando l'uomo della strada si mette a parlare della guerra in Iraq pensa che tutto sia dipeso dalla presenza del petrolio in quel territorio, che farebbe gola agli americani. Il petrolio c'è di mezzo, ma c'è anche altro. I proventi del petrolio in Iraq, e in tutta la penisola arabica, da decenni non sono spesi per un netto miglioramento della vita di quelle popolazioni. Riad, la capitale dell'Arabia Saudita, americaneggia per i suoi grattacieli, ma non tutti i sauditi hanno una vera casa. Bagdad aveva 25 palazzi presidenziali da “Mille e una notte” sotto Saddam, ma una discontinua erogazione di acqua e di elettricità nei quartieri popolari. La Corte saudita ambiguamente sta con gli americani ma tollera i finanziamenti a Bin Laden, il tenebroso organizzatore del terrorismo islamico. Gli arabi sono prolifici e allora si arrangiano emigrando, aprendo bazar a Granada, ristoranti a Parigi, lavorando in fabbrica in Germania, affrontando qualsiasi mestiere in Italia. Ci sono anche quelli che frequentano le università e, non si sa bene perché, preferiscono quelle inglesi o americane… Invidiano gli occidentali? E' possibile; ma è anche possibile che non li sopportino, perché li sentono discendenti di quelli che li hanno comandati: i francesi in Algeria dal 1830 al 1962 e in Siria dal 1919 al 1945; gli inglesi in Palestina dal 1920 al 1948 e in Iraq sino al 1932! Va bene fare gli emigranti, meglio sarebbe se si capisse che dietro gli emigranti c'è una nazione grande che abbraccia gli arabi di tanti Paesi diversi. Su questa recente aspirazione hanno soffiato gli Ulema, i preposti all'istruzione religiosa, che sono tornati a parlare di un Occidente che umilia, di infedeli, di crociati, di seguaci di Satana… Ma come potranno arrivare ad essere una nazione che li compatta e li rappresenta, se l'attuale Lega Araba non ha mai preso una energica posizione relativamente ai problemi del Medio-Oriente? La guerra americana in Iraq ha solo chiamato a raccolta gli stranieri, e cioè i volontari della morte: gli iraniani, i siriani, i sauditi. L'assenza nell'Islam di una Scuola d'interpreti del Corano più accreditata di altre, fa in modo che messaggi di una giustizia divina sanguinaria, non si sa quanto ortodossa, siano rivolti a chi combatte. Recentemente l'esecuzione di una condanna a morte per decapitazione è stata preceduta da citazioni coraniche e la notizia, astutamente, è stata affidata a un sito Internet: si dice in risposta alle torture a scopo investigativo che gli americani e gli inglesi hanno fatto su iracheni nelle prigioni di Bagdad. Di questo si è pubblicamente parlato al Congresso, in America, tra lo sdegno dei vecchi senatori e lo sconcerto degli americani che credevano in una loro dirittura morale da additare agli altri popoli. Questa dirittura, da qualche tempo, gli americani, da buoni protestanti, la stanno fondando su un ritratto severo di Dio, che affida ad angeli o, al caso, ad uomini probi il compito di correggere uomini cattivi. Vorrei concludere con una massima islamica: “Se il tuo vicino ti odia, sposta la porta della tua casa!”, che gli americani potrebbero utilizzare in qualche modo. Ma a volte è difficile spostare questa porta… E' stato recentemente ucciso, con l'esplosione di un'auto-bomba con kamikaze, Ezzedine Salim, presidente di turno del governo provvisorio iracheno: patriota laico, esiliato da Saddam, aveva fondato in Iran il partito Daawua, il partito dell'Alleanza, ed era tra le personalità irachene più apprezzate del dopo Saddam. Disposto a creare buoni rapporti tra le molteplici componenti religiose ed etnie, che si combattono ormai da un anno, per gestire il potere della futura repubblica. Salim, uscendo dalla “sua porta”, sorrideva sempre; per lui questo era importante, sorrideva a tutti quelli che incontrava, anche ai suoi nemici…
Alessandro Casavola
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