Italia come terra di missione
Monsignor Angelo Bagnasco, nuovo Vescovo di Pesaro, a soli quattro mesi dal suo ingresso in Diocesi, ha consegnato domenica 28 giugno la sua prima lettera pastorale dal titolo "Ti rendo lode, Padre", frutto dei primi quotidiani incontri con le realtà parrocchiali, le singole persone e i vari gruppi ecclesiastici e sociali. Nella Lettera, redatta in sei capitoli, vengono affrontate numerose ed importanti tematiche della Chiesa e della odierna società, con particolare riferimento alle inquietudini che affliggono l'uomo di questo fine millennio.
"Ti rendo lode, Padre", si apre con una analisi delle modernità, accennando all'ambiguo risveglio del sacro (magia, esoterismo, nuovi fenomeni religiosi...) e delle sue mistificazioni (false libertà e varie forme di ribellione); la maschera dell'uomo d'oggi, il peccato, con la sua "paga" di solitudine che investe soprattutto anziani e giovani, questi ultimi sempre più in ricerca di un punto di riferimento e di persone con cui instaurare un dialogo significativo per la loro vita. Si approda poi al sacramento della Confessione ( o Riconciliazione), al vero senso della festa che il mondo di oggi fatica a vivere, per giungere così alla madre di tutte le feste: l'Eucarestia.
Che segno vuol dare la Lettera per la società del nostro tempo? Anzitutto è il segno di un cammino che si avvicina a grandi passi verso il Giubileo del 2.000 e vuole essere una risposta il più possibile pronta e tempestiva alle indicazioni del Papa per il 1999, quando ci invita a riscoprire il volto della Misericordia del Padre, il sacramento della penitenza e la virtù della carità evangelica. Il secondo aspetto è certamente quello di restare inseriti, come Chiesa pesarese, nel solco della Chiesa universale e così, traendo spunto dalla nostra concreta realtà, camminare sempre più insieme e in termini di sempre maggior efficacia.
La figura evangelica del "Figliol prodigo", su cui è tessuta la Lettera pastorale, che messaggio può avere per l'uomo del nostro tempo? E' un messaggio di estrema urgenza, di grande fascino e di grande bellezza, perché l'uomo d'oggi ha bisogno di riscoprire la paternità di Dio per riuscire a superare le solitudini che lo affliggono, soprattutto quella "interiore", oltre alle grandi paure che albergano nascostamente nel cuore dell'uomo contemporaneo e che si possono più facilmente superare in un rapporto riscoperto con la paternità di Dio.
Il lettore meno addentro alle questioni di fede che cosa vi può trovare? Anzitutto alcune istanze per l'uomo d'oggi, un esame ed una lettura del nostro tempo che ritengo possano essere condivise da tutti. In secondo luogo alcune proposte anche in ordine alla soluzione di problemi, desideri e aspettative della modernità, come per esempio le varie forme d'incontro, solidarietà e compagnia che l'uomo moderno desidera e che possono esser oggetto di una attenta riflessione e di azione da parte di qualunque persona, credente o non credente. La Chiesa ha infatti un debito con il mondo e con l'Europa in particolare, divenuta ormai terra di missione. Essi hanno tutto il diritto di riascoltare il Vangelo: la sfida è, semmai, sfondare una certa indifferenza.
Lei affronta anche il tema della nuova evangelizzazione alla quale Giovanni Paolo II spinge con grande vigore tutta la Chiesa. Quali sono le vie preferenziali? Di iniziative specifiche non faccio menzione perché sto consultando ancora i vari organismi di partecipazione ecclesiale. L'argomento in questione viene introdotto da una breve riflessione sulla vera natura della fede e su alcune riduzioni che chiamo "Cristianesimo senza Cristo", "Cristianesimo senza cuore", "Cristianesimo senza Chiesa". Le vie della nuova evangelizzazione partono cominciando dalla preghiera di tutti, dalla partecipazione dei laici alla missione; dalla consapevolezza che la fede non è un fatto privato e che perciò si deve vedere in tutti i settori coinvolgendosi nella cultura fino alla preferenziale della carità sommamente evangelizzante, senza dimenticare il grande bisogno di speranza dell'uomo contemporaneo. Ma soprattutto partendo dalla contemplazione del volto materno della Madre del Salvatore che il Papa ci presenta come "esempio perfetto di amore".
Giampiero Cernuschi