Promosso dall'Associazione “Amici dell'Ospedale Santa Croce”, si è tenuto a Fano un convegno sul tema dell'integrazione degli ospedali di Pesaro e Fano, al quale hanno partecipato i sindaci e i direttori sanitari delle due città. Preso atto che la credibilità qualitativa di un ospedale è determinata, soprattutto, dal numero dei degenti e dalla quantità e varietà di patologie trattate e che i due nosocomi di Pesaro e Fano, denunciano ormai da tempo una considerevole emorragia di pazienti che preferiscono “emigrare” verso altre strutture (principalmente in Emilia Romagna, Senigallia e Ancona) si avverte sempre più evidente la necessità di studiare adeguati provvedimenti per eliminare questa perdita di fiducia. Accantonato il progetto dell'Ospedale unico, obiettivo concettualmente valido ma di realizzazione costosissima e conseguibile in tempi eccessivamente lunghi, si è preso in esame come soluzione alternativa una integrazione dei due ospedali. L'integrazione sembra una soluzione altrettanto valida perché, eliminando doppioni di funzioni, consente un impiego più redditizio delle risorse e può offrire un “prodotto” migliore attraverso la concentrazione degli sforzi. E' una decisione di carattere politico, che spetta alle due Amministrazioni comunali. Fatto questo primo passo, che si può già prevedere abbastanza difficile, occorre fissare l'obiettivo che si vuole conseguire: cioè definire concettualmente e senza possibilità di equivoci cosa si vuole e come lo si vuole realizzare. L'obiettivo è quello di articolare un unico ospedale in due strutture diverse, l'una a Fano e l'altra a Pesaro, dividendo le funzioni un po' qua e un po' là. Una articolazione che, a prima vista, può provocare sgomento nella gente per l'idea di dover ricorrere ad una unità operativa dislocata in un'altra città, ma che a rifletterci sopra appare accettabile. Infatti la distanza tra Fano e Pesaro è così breve da non costituire un problema per la mobilità di cittadini da una città all'altra in relazione alle specifiche esigenze. La fase successiva è quella organizzativa, che consiste nell'affidare ad un gruppo di tecnici (sanitari compresi) l'incarico di elaborare un progetto che definisca la fisionomia delle funzioni sanitarie destinate a Pesaro e di quelle destinate a Fano, costi e tempi di realizzazione. L'ultima fase è quella esecutiva: lo svolgimento dei lavori necessari a mettere in piedi le due strutture. Il tema è dunque sicuramente interessante, ma c'è ancora molto da discutere, chiarire, approfondire, concordare. Cosa deve intendersi esattamente per “integrazione”? Ripartizione dei reparti (o unità operative, come si dice oggi) tra Pesaro e Fano? Concentramento di alcune funzioni della stessa unità operativa a Pesaro e di altre a Fano? O che altro? E poi, le due strutture saranno di pari livello o l'una subordinata all'altra? (ipotesi molto temuta da parte fanese). E ancora, se si intende costituire due strutture di pari livello, si prevede un organo superiore che abbia il compito di supervisione, monitoraggio, coordinamento e ripartizione delle risorse, in maniera assolutamente equilibrata ed in base alle effettive necessità? Come sarà scelto, e da chi, colui che verrà posto a capo di tale organo? Come entrano nel “gioco” Pergola, Fossombrone, Cagli e Urbino? Nell'attesa che un progetto serio e completo chiarisca i tanti interrogativi che un problema così complesso pone, va comunque dato atto alla Associazione “Amici del Santa Croce” di averlo portato alla ribalta ponendo le basi per una sua possibile soluzione.
Alessandro Paganucci
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