Nella collaudata nostra società di massa, dal consumismo sacralmente obbediente alla produzione, dal conformismo collettivo dilagante, il corpo, fisicamente parlando, è diventato la carta d'identità, quello che siamo o meglio ciò che vorremmo essere. Sempre più leggeri, disinvolti, fotocopie irriducibili dei ragazzi della televisione e dei calendari, ci nutriamo di leggerezza. Soddisfatti e gratificati dalla definitiva scomparsa dell'odiosa adipe, invadente, ci inchiniamo riverenti ai miracoli dei maghi della felicità e della bellezza, pagandoli profumatamente. Palestra, jogging, cyclette, completano, poi, rifinendolo; il corpo che deve vivere sempre e non si deve fermare mai. La fisicità alle stelle, per essere perfetti. La carne pazza, il pesce al mercurio, le uova inaffidabili, la verdura e la frutta transgenica, il latte chimicizzato, gli agrumi manipolati mozzano il fiato al neo nato Narciso, rendendo ragione a madre natura, violentata e calpestata, che senza pietà ci spezza le gambe immolandoci a vittime eccellenti della sua rabbia.
Gonfi e pettoruti, ottenebrati dal delirio dell'onnipotenza, presuntuosi ed arroganti, figli del più volgare consumismo, alimentati dai sogni dei peggiori rotocalchi diseducativi, pur d'essere come tutti gli altri, non rispettiamo più nessuno. Non abbiamo rispetto di noi, della nostra storia, della cultura, del mondo della natura. Da perfetti balordi e spregiudicati riteniamo che una bella immagine ci apra le porte del paradiso, senza limiti o prove di capacità. E cosi avveleniamo impunemente la natura scoprendo improvvisamente di auto avvelenarci.
La moderna tecnologia può fare tante cose ma non può prorogare all'infinito la giovinezza, liberarci dalla morte, dal dolore, dalle mutilazioni, dai limiti esistenziali.
Non si può sognare un corpo perennemente longevo, privo della cognizione del dolore fisico e di identità. Se proviamo a guardare le vecchie foto ingiallite della giovinezza non rammarichiamoci di essere oggi vecchi. E', forse, la prova che abbiamo vissuto, nel bene e nel male, a volte regolarmente ma anche irregolarmente. Diversamente bisognerà dar ragione al detto toscano che sapientemente dice “solo i ciuchi non imbiancano mai".
Stefano De Bellis
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