Abito a Pesaro da trent'anni, ma mantengo, rispetto agli accadimenti locali, l'atteggiamento di un osservatore attento ma non totalmente coinvolto. Cerco di capire le “mosse” dei soggetti politici di questa città e molto spesso sono colto da dubbi. E' sempre vero che ci si muove nell'ambito della ricerca del bene collettivo? Si riesce sempre ad anteporre la volontà popolare agli interessi di gruppi ristretti? Si pratica una profonda e totale sincerità di linguaggi? Capita ancora che la ricerca di una posizione di prestigio – e pertanto di altissima responsabilità – nasconda “altro”? L'ultimo caso riguarda il rapporto Lucarelli/Baldassarri, ma non è l'unico. Potremmo però prendere spunto da questa situazione per iniziare a lavorare con impegno ad una modificazione della politica. Avremmo da ridire sui nostri politici e sui loro atti, a tutti i livelli, ma sarebbe bene produrre un cambiamento a partire dal livello locale. Suggerisco a tutti noi di essere maggiormente presenti nei gruppi, enti ed istituzioni in cui la politica nasce (o dovrebbe nascere). Quasi tutti siamo – ad esempio – iscritti, o simpatizzanti, o almeno votanti di un partito politico: è bene partecipare maggiormente alle riunioni, è bene fare sentire il nostro dissenso – quando occorre – ed è bene lanciare proposte alternative. Non potremo mai lamentarci dei nostri politici se li abbiamo lasciati soli, se non abbiamo almeno tentato, affettuosamente, di far loro cambiare registro. E' sempre sottinteso che la politica è al servizio dei cittadini, anzi, deve nascere dai cittadini: ricordiamocene e ricordiamoglielo… Lascio all'inventiva di ognuno la scelta sul come e dove essere presente, ma qualcosa dobbiamo fare. Due frasi di altrettante canzoni: “La libertà è difficile e fa soffrire”, “Libertà è partecipazione”.
Luciano Capitini
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