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L’angelo di Dioniso: 1984-1985, terracotta greificata.
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In occasione del ventennale della morte di Nanni Valentini (Sant'Angelo in Vado 1932 – Milano 1985) il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro ricorda uno dei maggiori scultori marchigiani del Novecento con la mostra “Scolpire la terra. Opere 1978-1985”, curata da Ludovico Pratesi ed espressamente dedicata alle opere di grandi dimensioni. Sono esposte, fino al 30 ottobre, otto sculture realizzate tra il 1978 e il 1985 e mai presentate tutte insieme. Si tratta di un'importante occasione per ammirare opere fondamentali all'interno del percorso artistico di Valentini, come “La terra e i suoi segni” (1978), che apre la strada alla realizzazione di importanti lavori tridimensionali, come “Annunciazione” (1982-84), dal forte portato simbolico, “Medusa” (1985), “Focolare” (1985) fino al grande “Dialogo” (1982-83), giocato sul rapporto tra scultura e architettura. “Opere dove il pensiero dell'artista – scrive Ludovico Pratesi – si è espresso in totale libertà, per conquistare quello spazio che Valentini carica di presenze e di significati simbolici, che vanno oltre la materia per farsi segno”.
Il catalogo della mostra riunisce testi di Ludovico Pratesi e Grazia Calegari e un'intervista a Flaminio Gualdoni. Gli apparati storico-critici sono a cura di Francesca Ganzenua.
Questa poesia di Manfredo Tombari (tratta dal libro “Nove sonate per antico strumento”) è stata scritta nel marzo 1986 in occasione della scomparsa di Nanni Valentini.
Tombari (a sua volta scomparso nel luglio 2002, a 75 anni) era originario di Milano ma ha trascorso tutta la sua vita a Pesaro, dove frequentava il cenacolo di artisti di Villa Premuda insieme ad altre personalità della cultura locale: fra cui Elso Sora, Arturo Melocchi, Nino Caffè, Sandro Gallucci, Ulrico Schettini e lo stesso Nanni Valentini.
Canto aggiunto
(per Nanni Valentini)
Ricordandoti ritrovare
quel che abbiamo logorato
per vivere.
Seguire attento
la follia del vento,
le sue invisibili forme
d'immensa fantasia
elevando il disegno d'ogni passione.
Scendere nel segreto vortice
della nostra anima.
Scrivere per te elegie,
gelide invocazioni,
eufemici canti
per lasciare lungo il cammino
le azioni.
Ma non so dirti ora
quel che non ti dissi allora.
Per questo seppellisco
tutto quello che è
dolorosamente consumato,
idealmente attratto
da tutto quello che nasce
poiché tutto ciò che muore
te mi ricorda
amaramente spento.
Manfredo Tombari
(Pesaro, 2 marzo 1986)