Può accadere ed accade. Alla mia età non c'è da stupirsene. Ma la frequenza non mi esonera dal provare dolore. In pochissimi giorni ho perso tre amici. Uno dietro all'altro. Due di essi, Ivo (Scherpiani) e Lello (Fonzi) avevano vissuto la loro vita sotto lo sguardo della gente ed hanno giustamente ottenuto spazio sulla stampa, con necrologi, con articoli commemorativi che, peraltro, dicono soltanto in maniera molto approssimativa tutti i loro meriti. Il ricordo ed il rimpianto di loro resteranno certamente nella memoria di noi tutti che eravamo loro amici. Giancarlo, il terzo amico, Serafini si chiamava: vissuto al di fuori della visibilità della gente, se n'è andato invece in silenzio. Un amico caro che, con un termine ormai poco in uso, definirei un uomo dabbene. Ma non sono il solo a pensarla a quel modo. Il giorno del funerale la chiesa di San Carlo era gremita. Molti lo piangevano! Forte, modesto, quieto e sereno, tecnico abile e disponibile, se ne sarebbe meravigliato anche lui. Era, Giancarlo, un amico caro. Dotato d'un senso particolare dell'amicizia e dell'umorismo. Educato, ha preferito andarsene in silenzio. Io e lui bisticciavamo, senza animosità, in continuazione perché non andavamo d'accordo su nulla. Giocavamo a carte in coppia o come avversari, ma alla fine del disaccordo per un errore che ciascuno addebitava all'altro, ridevamo insieme di gusto. Perché? È ovvio: ci volevamo bene! L'ultima sera avevamo discusso di politica. Con simpatie opposte. Perfino d'un tema importante come quello riuscivamo a ridere e a portarci in giro. In chiesa, passando a fianco della bara m'era venuta voglia di continuare il giocoso dissidio politico e dirgli, sottovoce: “Questa volta ti sei fregato da solo. Questa volta avrete un voto in meno!” Ma non l'ho detto. Ho temuto che si sarebbe dispiaciuto sentendo che le mie parole erano accompagnate dal mio pianto. Giancarlo aveva portato dalla cittadina dell'interno dalla quale proveniva l'arguzia, la simpatia, il senso amichevole della vita che nascono da un maggior contatto con la gente, come può accadere in un luogo dove tutti si conoscono per nome e si salutano al mattino incontrandosi. Mi ha fornito spunti per racconti di ambiente agreste o borghigiano. Ve ne proporrò qualcuno nei prossimi numeri.
Valentino Rocchi
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