Giuseppe Ballarini, il creatore solitario
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Il roseto, 1994, olio su tela
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Uscendo da Palazzo Gradari, ove è allestita la mostra di Giuseppe Ballarini, non sembra che a chiudersi alla proprie spalle sia il portone, ma la copertina del libro che racconta la storia della vita nelle sue sfumature. I quadri esposti, infatti, riportano la memoria a momenti cardine, che si ritrovano uniti a ricordi familiari e quindi al proprio vissuto. Il piccolo universo umano va dallo sguardo azzurro e sorpreso della bimba colta davanti ad un roseto alla stabilità della credenza con i suoi oggetti di uso comune, allineati in silenzio all'interno sui ripiani, ma vivacizzati dalle fotografie di famiglia, dal portamento sicuro ed altero di giovani donne all'atteggiamento delle schiene curve di quelle anziane, paghe dei risultati raggiunti e ancora pronte a confrontarsi e confidare con e negli altri. Vengono così scanditi i passi essenziali della vita dei personaggi rappresentati, passi di un percorso non concluso che, varcando un confine ideale, si proiettano verso un luogo ignoto. L'atmosfera che allaccia l'intera opera di Ballarini rivela un desiderio ed un bisogno di mantenere vive le verità di un mondo forte delle peculiarità delle proprie radici. Lo scorrere del tempo, nel quale sono immerse le immagini, è scandito dal rincorrersi delle onde tranquille ed invitanti del mare, o dal fruscio delle foglie che il vento fa girovagare in autunno. Ogni momento della vita qui rappresentata, lascia un'impronta di riflessione e schiettezza, di semplicità e profondità.
Bianca Bonazzoli
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