I ciclisti, come i pedoni, sono sacri. Chi va in bicicletta, come chi va a piedi, ha il sacrosanto diritto di essere rispettato. Questo diritto naturale del pesarese nasce nella notte dei tempi, da quando, oltre ai piedi, alle due ruote ed ai cavalli, non c’era altro mezzo di locomozione. Chi non volesse riconoscere questo diritto, vada ad abitare ad Urbino; lì non troverà biciclette. E’, infatti, nelle città di pianura come la nostra che si sviluppa l’uso del velocipede. Oggi, nella “guerra sulla strada”, i “mezzi semoventi” scorrazzano orgogliosi, gagliardi, arroganti e prepotenti mietendo vittime fra pedoni e ciclisti indifesi. Qualcuno, molti in questi ultimi tempi, si rifanno al codice di guerra (della strada) che è stato inasprito dai barbari dominanti. Le lobby dei fabbricatori di automezzi hanno fatto pressione sul legislatore per modificare le regole del gioco (della guerra). I ciclisti, che spesso sono anziani e zigzaganti, verranno duramente repressi dalle milizie popolari. Essi dovranno: 1) utilizzare le piste ciclabili, dove esistono!; 2) al di fuori di esse, marceranno il più possibile vicino al margine della carreggiata, anche se in presenza di buche, con o senza acqua e di caditoie delle fogne collocate erroneamente; 3) non sorpassare altri ciclisti o pedoni senza averli prima avvertiti con una scampanellata (se non dotati di idoneo campanello si dovrà gridare il mitico: iop, iop, drin, drin!). I vecchi e i bambini a piedi! Anzi, meglio se rinchiusi dentro casa. Sì, perché oltre agli anziani, anche i bambini in bicicletta al seguito dei loro genitori, disturbano la mobilità dei mezzi pesanti. Ciclista, ricordati (verrebbe da dire: che devi morire!) che per tanti automobilisti i dispositivi di segnalazione per la svolta (le frecce) sono solo degli optional.
Per avere una sintesi di questa filosofia vai a leggere, caro lettore, la pagina intitolata “La bicicletta – Comportamento” sul sito internet del Comune di Pesaro (www.comune.pesaro.pu.it/index.php?id=1063). Vi troverai singolari e simpatici spunti di riflessione. Rivolgendosi a chi usa la bicicletta, in un punto viene sarcasticamente detto: “Il carrozziere può tirare su una bozza e lucidare la carrozzeria, sarà tanto bravo anche il medico che ti dovrà curare?”. Certo, anche i ciclisti sono esseri umani e, come tali soggetti alle umane debolezze. Allora ci viene giustamente ricordato, in altra pagina dello stesso sito, che non è corretto farsi trainare da un cane. “Se al polo nord una slitta può essere trainata da una muta di cani, in città è vietato farsi trainare da un cane a bordo di una bicicletta”. Ancor più vero il fatto che farsi trainare da un altro veicolo a motore è estremamente pericoloso. Un po’ più discutibile il divieto di portare, sulla canna, un’altra persona. Ci dicono: “Ricorda, la bicicletta non è un tram”. Sicuramente l’estensore di queste “istruzioni per l’uso” è un giovane sedentario. Chi, come me, è avanti negli anni, ha ben altre memorie. La tradizione dei pesaresi maschi della mia generazione è stata ben piacevolmente diversa. A loro mi rivolgo, oggi che ci vogliono togliere punti dalla patente (quella dell’auto) per trasgressioni innocue nel condurre le nostre biciclette. Facciamoci sentire. Istituiamo un corso all’Università dell’età libera” intitolato: “Come tornare ad una città a misura d’uomo”. Rovesciamo l’ordine d’importanza dei mezzi di locomozione; in questo modo: 1) i piedi; 2) le biciclette; 3) le biciclette elettriche; 4) gli scooter e le moto; 5) gli autobus; 6) le automobili. Organizziamo la città con interventi che tengano conto di questa nuova scala di priorità. Per esempio, creiamo una viabilità a sensi unici, dove le auto siano costrette a percorsi più lunghi per raggiungere le loro destinazioni. In questo modo, oltre a scoraggiarne l’uso, potremmo ricavare spazi per piste ciclabili degne di questo nome.
Stefano Giampaoli
Il ciclista come pedone
Su questo tema vorrei aggiungere anche il mio parere. Secondo me il ciclista non dovrebbe essere considerato come il conducente di un veicolo, ma come un pattinatore o un pedone che va un po’ più forte; e quindi dovrebbe essere autorizzato a passare dappertutto, con le dovute cautele. Naturalmente se si comporta male va sanzionato: come sarebbe sanzionato un pedone che corresse all’impazzata sulla pubblica via, travolgendo i passanti come birilli. Un ciclista responsabile non mette a repentaglio la sicurezza altrui neanche se procede contromano.
Sembra invece che tutta la legislazione attuale vada in senso opposto: basta pensare alla legge (abbastanza ridicola e forse anticostituzionale) che prevede la sottrazione di punti dalla patente automobilistica per infrazioni commesse in bicicletta. Amen.
A.A.