L'Autore del mio libro
Esiste una matrice, un filo conduttore che persevera, s'intigna a decretare, a scrivere tutto quel ch'è la mia vita. Sono stanco di studiarlo e cercar d'anticipare l'intenzione di chi impugna lo strumento da affondare nell'inchiostro. Oramai posso dire di volergli quasi bene, da quant'è che lo conosco; certe volte si trasforma, si maschera cercando di sfuggirmi, mosso da chissà quale assurda forma di pietà ed io, povero scemo, sento quasi nostalgia della sua presenza, ma non dispero. Come me, anche lui non può esimersi dal ripetere se stesso.
La trama della storia resta ignota anche all'Autore che, anche se gioca con dolore, odio e morte, lo sa bene; solo alla fine avrà chiaro quel che sarà di ciò che è. Non molto tempo fa ho creduto fortemente di poter riuscire a terminare il giro, balzare sul tram dell'immagine, spostare la mia vita e arrivare a respirare un altro libro. Poveraccio, come ci son rimasto! Pensare che avevo tentato di asportare dallo stomaco quasi 40 anni di esistenza rinchiusa in quelle pagine, operazione molto delicata il cui esito quasi mai è… felice. Stavo anche salutando con un “Addio” quel bocciolo nel giardino, che ad ogni refolo di vento protegge la corolla con calde gocce di rugiada, a qualsiasi ora del giorno. Ma è restata mera illusione: non vedevo, o meglio, ostinatamente volevo ignorare che l'Autore molto spesso si diverte a stuzzicare chi vuol lui, divagando ignobilmente da quel filo che poi ritorna… ritorna… ritorna sempre. Comunque io ci avevo sperato e creduto, ma forse stavo sognando.
Che razza di malefico mestiere, il suo! Eppure, garantisco, è il migliore sulla piazza e traccia con tanto bella decisione i caratteri sul foglio, che ne resti innamorato. Innamorato, capito bene. In fondo è la cosa più bella che c'è, se te la puoi permettere.
E va be'… continuiamo a vivere. Il mio scritto precedente era un piccolo esempio di ciò che intendo per esternazione di disagio. Credo che alcune persone particolarmente sensibili, e perciò sfortunate, abbiano bisogno di trovare un mezzo per alzare di un semitono la voce, condendo i sentimenti con la mai abbastanza declamata ironia; ognuno trovi il veicolo che più gli si addice ed esprima, sputi, vomiti tutto ciò che l'opprime, l'umilia, lo limita. E, caro signor Colicigno, non è assolutamente vero che “tanto nessuno ci ascolta”; ho notato che la gente non è disinteressata ed insensibile, almeno non tutta. Il problema è che siamo un po' pigri e troppo presi dai problemi (falsi) che ci crea proprio chi ha interesse a che la rabbia trovi sfogo nell'eroina o, per esempio, cara Valentina, nell'anoressia. Quindi care, dolci anime perse il mio umile consiglio è di non perdere tempo nel rincorrere traguardi di prestigio e posizioni di rilievo in questa società (tanto, gente come noi non cederà mai a tutti quei compromessi). Personalmente sono orientato verso la decodifica tramite scrittura, anche se in effetti per lo più comunico con me stesso. Comunque sia, i miei benefici li ho riscontrati ed ora, che dire… onny soit qui mal y pense.
Alien
Ho appena letto le risposte alla lettera di Alien. Vedendo che il mio pensiero è già stato espresso da altri, vorrei dedicargli questa mia poesia.
Piccolo insetto che cammini silenzioso
lungo lo stelo spinoso per arrivare a succhiare
la linfa del tenero bocciuolo,
chissà se arriverai indenne alla meta
o altri più potenti ti aggrediranno prima.
Lo stelo della rosa è come il cammino della vita.
Molti sono i fortunati che, evitando le spine,
raggiungono l'apice.
Ma la massa silenziosa, la più numerosa,
è certamente quella che, pur cercando
il cammino migliore, non ha evitato le spine.
Maria Bertozzi
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