Partiti. Sfilano in seicento, marciando allineati e coperti, forse per un finto successo, o per la tormentata visibilità o per mancare all'appuntamento della grande opportunità. La diaspora pesarese scende in campo in un clima rilassato e disteso per non sovvertire i vecchi equilibri, per garantire continuità ed impedire avventure pericolose. Vincerà l'Ulivo, non solo per meriti e capacità, ma per il sentimento piccolo borghese della città; perché l'opposizione non vuole governare preferendo curarsi dell'orticello personale, ingrigita e impigrita dalle amenità della Prima Repubblica. E' la sfilata dei postulanti, dei concorrenti a vita, dei sedotti dal potere, dell'intreccio d'interessi e privilegi, degli opportunisti egualitari, indeboliti dal cupo realismo delle minuzie e facezie quotidiane nella corsa all'insù per la sfida della vita. Per essere accolti nella casa del “Grande Ulivo”, dove c'è posto per tutti, per i forti e i deboli, per i belli e i brutti, i capaci e gli incapaci, senza distinzione alcuna. Vincerà al primo turno per evitare le sgradite sorprese del ballottaggio, per non dover sconvolgere il copione della piece al suo debutto. Accordi, negoziazioni, nudi patti di potere nascosti, ci fa politici, per vegliare sulle nostre cose, nel disprezzo dell'ipocrisia piccolo borghese dell'essere ma anche uomini mediocri, spregiudicati e spudorati, in un protagonismo di basso profilo, concertato, connivente e consociato. E mentre si scalda s'infuoca l'arena a sipario aperto per l'applauso e il consenso, dietro le quinte lo Sfidante si presenta da solo, liquidati gli inconcludenti orchestrali, certo di vincere per carissima o sicuro di perdere ma d'accreditarsi a Corte per tutta la vita. Domina incontrastato, squallidamente, il volgare senso pratico della “virtuosa” democrazia avvitata intorno al modo di consolidare un governo consortile e di stabilire le regole d'accesso in un circuito che esclude interessi generali, valori culturali, diritti dei cittadini ed include soggetti forti; estintasi, ormai da tempo, la razza di uomini ed istituzioni che appaiono rispettabili.
Stefano De Bellis
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