Tra vecchia manualità e moderne suggestioni
Sabato 7 e domenica 8 luglio si svolgerà a Candelara il consueto appuntamento con l'antica e nuova manualità che coinvolgerà tanti artisti, artigiani e hobbysti. La manifestazione, giunta alla sua XI edizione, da quattro anni si è caratterizzata per la ricerca e la valorizzazione dei “lavori” di un tempo e del “fatto a mano”. Sarà tutto un affacendarsi di mani che levigano il legno, forgiano il ferro, cesellano il rame, scolpiscono la pietra, intrecciano canestri, tessono tappeti, modellano la creta, incastonano pietre preziose, fondono il vetro, producono carta, impagliano sedie...
Quelle degli artigiani che vedrete in azione sono mani abili, padrone da sempre di tanti e spesso antichi mestieri. Telai, tomboli e fusi ricorderanno ai giovani che una volta la filatura e la tessitura erano la forma d'artigianato femminile più diffusa e proprio a Candelara c'era una scuola che insegnava a tante ragazze l'arte del ricamo, del cucito, dell'uncinetto e della tessitura. L'anno scorso, per la prima volta nel pesarese, si è potuto ammirare un allevamento di bachi da seta, per la gioia degli anziani che non li vedevano più da tanti anni, ma soprattutto dei bambini che non ne conoscevano neanche l'esistenza ed è stato subito un successo inimmaginabile tanto che ne hanno ripetuto l'esperienza in alcune scuole del circondario.
“Candelara in festa” ci farà riassaporare una tradizione popolare fatta di cultura, storia, folclore, suoni non ancora del tutto perduti e gusteremo, tra tanti piatti tipici, anche un menù tutto a base d'oca, definita un tempo “maiale a due zampe”. Un appuntamento particolarmente stuzzicante, infatti, attenderà il pubblico nel ristorantino “A cena con l'oca”, cucina tipica dall'antipasto coi fegatini alle tagliatelle e all'oca arrosto. Sempre più richiesto ed apprezzato, il mercatino biologico offrirà degustazioni di prodotti con marchio biologico certificato per far riscoprire modi antichi e più salutari di nutrirsi in sintonia con una natura rispettata ed amata.
Molto ricco il programma delle iniziative: mostre tematiche che spaziano da “I sentieri dell'acqua” , ricerca promossa dalla Pro-Loco di Santa Maria dell'Arzilla sulla vallata del torrente omonimo, ai tappeti artistici e rustici che venivano realizzati a Candelara; due grandi collettive di pittura e di ceramica si potranno ammirare nella sede della Circoscrizione e nel locale ristrutturato della Parrocchia, animazioni itineranti, concerti, danze popolari ottocentesche, rievocazione della trebbiatura sull'aia. Ampio spazio verrà riservato all'interno della festa ai bambini della locale scuola elementare e al gruppo Scout che riporteranno alla memoria vecchi giochi e realizzeranno in diretta oggetti con materiale povero e riciclato.
Piergiorgio Pietrelli
Un mestiere antichissimo:
il cordaio
L'attività lavorativa nella prima metà del secolo 20° aveva una scansione assai diversa da quella attuale, essendo prevalentemente di carattere artigianale. Le professioni si trasmettevano per tradizione, da padre a figlio: le abilità conseguite con il consiglio innestato nella quotidiana esperienza e con il paziente esercizio, venivano tramandate dall'anziano che lasciava in eredità gli utensili e qualche segreto d'arte.
...Il lavoro del cordaio è segnato dal camminare: indietro adagio con passo strascicato, a memoria; avanti, in fretta, alla ripresa di ogni fase della lavorazione. Dalla canapa, dapprima graffiata sui denti d'acciaio dello “schiantin”, in italiano gramola, e poi accuratamente disposta in grembo, il cordaio trae col sensibile tocco della mano, la giusta quantità di sottilissime fibre da attorcigliare, mentre con l'altra mano, dotata di un panno umido, tiene in tensione il cordino appena originato.
Il ragazzo, figlio dell'artigiano o garzone, “bira la manzola”, uggiosamente, seduto per ore sulla scomoda panchetta di legno e tende, di tanto in tanto, ad aumentare la velocità della manovella. ...Il cordaio, intanto, con la testa chinata in avanti retrocedendo, passo dopo passo per il noto camminamento, dove i sassi appena sporgenti dal terreno sono smussati e lucidi per il continuo struscio, dosa i fili di canapa ed appoggia ad intervalli regolari con l'ampio gesto del braccio il cordino sui rastrelli dai rebbi di legno. Giunto alla fine del percorso, l'artigiano annoda i cordini alla “cavìa” terminale dove, uno sull'altro, s'accumulano i filati destinati a formare, a quattro a quattro, una robusta fune.
Rodolfo Tonelli
(tratto dal libro “I percorsi della memoria”, in vendita presso la Libreria “Buona stampa” di Pesaro)
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