Nella città di Fano, a cavallo degli anni 1860-1870, in occasione di eventi legati al neonato Teatro della Fortuna (1863) e a causa delle carriere di alcuni cantanti, cittadini di nascita o di simpatia, ville di casate prestigiose cambiano di proprietà, allargando accoglienze, elargendo riposi, anche celando delicati affetti e nascite imprevidenti. Piace ravvivare alcune vicende ambientate nei "Casini di Delizie" di alcuni artisti del belcanto al solo scopo di aggiungere altre note ai loro accordi musicali.
In un'area relativamente circoscritta in vista del fiume che si espande nella foce, con l'Adriatico da scoprire girando gli angoli, dominavano dimore ingentilite dal bosco o dal prato a guardia degli ulivi e del gelso di poderi annessi. Le ville erano di proprietà di cantanti sodali di teatri e di ingaggi: il tenore Antonio Giuglini, il basso Cesare Bossi, il tenore triestino Antonio Oliva Pavani. Più su, nella Flaminia di Lucrezia, il baritono David Squarcia, l'acclamato interprete del "Guglielmo Tell" nelle grandi Manifestazioni Rossiniane del 1864 a Pesaro, abbelliva la sua casa di campagna. Nel 1861 la prima villa ad essere acquistata (dai Luttichau) fu quella del tenore Giuglini che già dal 1857 si era stabilito a Londra con trionfo di pubblico e generosità di incassi. La dimora era tra le più belle della zona (Ferreto di Cuccurano), ricca di Cappella rococò, di sale colonnate e frescate, di cantine opulente di botti secolari, anche illeggiadrita dalle campane e campanelle del poco lontano Convento di Monte Giove. Nel 1861 Giuglini aveva raccolto molte soddisfazioni, una grandiosa tournée in Spagna e in Italia con l'impresario Benjamin Lumley, la elogiatissima prima per l'Inghilterra di "Un Ballo in Maschera" di Giuseppe Verdi al Lyceum di Londra, le presenze continue nelle musiche liriche e sacre, ovunque festeggiatissimo e pagatissimo.
In effetti per lui le occasioni di godere la villa furono poche e brevi: sicuramente la più significativa fu quella dell'estate del 1863 nei giorni della sua partecipazione canora alla Inaugurazione del Teatro della Fortuna (in marzo aveva trionfato a Vienna con Adelina Patti, a giugno a Londra alla prima del "Faust" in Inghilterra, presente l'autore Charles Gounod). Nell'estate era stato a Cuccurano con celebrità inglesi tra i quali Luigi Arditi e la moglie Virginia. Nell'ambiente dei teatri Antonio Giuglini si era vantato del suo "amato sito di campagna" ma nell'estate del 1865, già malatissimo non vi era potuto tornare; nell'autunno moriva a Pesaro e gli eredi iniziarono i contatti per la vendita. Nel 1866 la Villa fu acquistata - tramite i buoni uffici del baritono David Squarcia - dalla cantante francese Constance Nantier Didièe, una artista molto nota nei principali teatri d'Europa: assieme al famoso Enrico Tamberlick cantò alla prima esecuzione della "Forza del Destino" di Giuseppe Verdi a San Pietroburgo nel 1862, a Fano nel Teatro della Fortuna nella stagione estiva del 1867. Separata dal marito Ippolyte Didièe viveva da alcuni anni un notorio e discreto legame con il tenore Tamberlick che in effetti fu il vero motore e finanziatore dell'"affare". Gli amici del Tamberlick conoscono il romanzo gentile ineffabile per il quale comprò la villa del tenore Giuglini.
La Nantier morì repentinamente a Madrid, dove si trovava in tournée con Tamberlick; seguirono affanni ereditari per tutelare l'amatissimo figlio Giuliano Didièe. Nel 1873 la villa "degli amori e dei segreti" cambia nuovamente di proprietà; Giuliano Didièe la vende ad un'altra coppia di cantanti, il soprano e violinista Carolina Ferni (allieva della mitica Giuditta Pasta) e il baritono Leone Giraldoni. Il contratto fu perfezionato a Marsiglia nell'agosto del 1873 ma già il 10 giugno nel riserbo della villa era nato G.M., "battezzato, iscritto all'anagrafe civile, riconosciuto come figlio naturale di Carolina Ferni". "Non si vuole palesare il nome del padre al quale è legata per sentimenti e affetti", chiosa l'atto notarile. Non si vuole ora indagare al riguardo... Lasciamo Carolina nella quiete prima dei nuovi affanni.
La villa del basso Cesare Bossi, situata in località Tre Cannelle di Cartoceto, si può dire che negli anni in cui appartenne al cantante abbia soddisfatto le intenzioni per le quali era stata acquistata: investire per il futuro e goderla nello spirito delle ospitalità e del grande amore per la natura. All'amico Cesare aveva fatto da tramite il marchese Giovanni Torelli che nella Lettera Gratulatoria pubblicata nel 1871 per le nozze del cantante con la pianista Maria Dini augura soprattutto soddisfazioni di "bucolici riposi". La dimora offrì molte occasioni di conviti, giochi, escursioni per gli amici e colleghi del Bossi che passavano per le Marche o che soggiornavano a Pesaro o a Fano per eventi sodali e musicali. Carolina Ferni, Leone Giraldoni, Antonio Cotogni (il celeberrimo baritono romano, zio Toto lo chiamavano i figli del Bossi), Angelo Masini (il giovane tenore di Forlì di folgorante carriera), Marcellina Lotti Della Santa, addetti dei teatri, amici degli amici convenivano al pianoforte di Maria Dini per prove e gorgheggi nel palazzo di fronte al Duomo di Fano. Per gli svaghi risalivano la Flaminia in carrozza, a piedi scoprivano vallette profumate e scorci di mare.
Dopo la morte del cantante Cesare Bossi, avvenuta nel 1880, le tre figlie, studentesse all'arpa e al piano nel Liceo Musicale di Bologna, proseguirono ad andare "su in campagna per l'aria buona" senza trascurare gli esercizi della musica. Teresa durante tutto un inverno, ivi costretta da una malattia, "si dilettava a far cantare e danzare attorno al suo forte-piano i bambini del contado circostante".
Anche il tenore triestino Antonio Oliva Pavani nel 1866 aveva comprato il suo "Casino di Delizie" a S.Andrea in Villis, durante una carriera che lo aveva avuto esordiente al Teatro Apollo di Venezia nel 1848-1849 e primo tenore nei teatri di Nizza e di Malta negli anni 1860-1870; nel 1868 aveva cantato nelle grandiose commemorazioni delle Pompe Funebri Rossiniane a Pesaro. Dopo il 1870 girò i teatri d'Europa anche assieme ai fanesi Cesare Bossi, Enrico Storti e Marcellina Lotti Della Santa.
Conoscevamo una storia che sembrava più fantasia che realtà, più trama operistica che verità. Alla fine degli anni 1870 in una notte fonda di vento e di pioggia si era verificato un trambusto, un gridare davanti al cancello della Villa Pavani: "Papà, papà, apri, sono io, Antonio, sono tuo figlio". Era il figlio del cantante che arrivando dalla Spagna chiedeva di essere accolto in quella casa e nella famiglia. Recentemente ho trovato conferma di documento che nella dimora di S.Andrea in Villis è deceduto nel 1882 all'età di undici anni Antonio Oliva Pavani, figlio di Antonio e di mamma non conosciuta. Lasciamo nella quiete anche il piccolo spagnolo.
Storie di cantanti, storie di ville, intrecci delicati.
Rossana Tonini Bossi