“Gradara d'amare” è la festa che il 14 febbraio scorso la città ha dedicato a tutti gli innamorati, idealmente collegata alla vicenda amorosa di Paolo e Francesca. Come d'incanto il borgo medievale si è ridestato dalla stasi invernale. Bar, ristoranti, osterie e i vicoli della cittadella si sono animati di una gran folla festante con ultima destinazione il Castello. Il Centro Slot, coordinatore delle manifestazioni, ha predisposto nei locali della Ludoteca un centro degustazione vini e l'esibizione di un pasticciere che, tra la curiosità dei presenti, frantumava in piccoli pezzi – con uno scalpello – un enorme blocco di cioccolata procedendo poi, con l'ausilio di un minuscolo lanciafiamme, al suo ammorbidimento, plasmando artistiche sculture a tutto tondo. Bambini e adulti approfittavano delle fitte schegge sparse sul tavolo per gustarne anche il sapore. Nel delizioso teatrino, lo storico pesarese Nando Cecini ha raccontato l'avvincente storia dei Malatesti di Gradara e la loro profonda amicizia col poeta Francesco Petrarca. Ha fatto seguito Matteo Giardini, accompagnato da adeguato commento musicale, che ha recitato le immortali poesie del Petrarca e il celebre brano di “Paolo e Francesca”, dal Canto V dell'Inferno di Dante. Assisteva allo spettacolo anche il presidente della Provincia Palmiro Ucchielli, con gli onori di casa fatti dalla presidente della Slot Alessandra Angelini Caroli. A tutti i presenti è stata donata un'artistica pergamena riproducente una poesia ed un sonetto dedicati a Pandolfo Malatesta: inviati da Petrarca, assieme ad una copia del “Canzoniere”, al “Signore di Gradara”. Francesco Petrarca, tra i suoi innumerevoli viaggi, amava sostare più a lungo alla Vaucluse, una regione a nord di Carpentras in Francia. Qui ritornerà di tanto in tanto trascorrendovi lunghissimi periodi. In questa “Valle chiusa”, inspiegabilmente, sgorga da sotto la montagna un delizioso ruscello, che ispirerà “Chiare fresche e dolci acque” del “Canzoniere”. Il corso d'acqua è talmente luminoso che durante la stagione estiva attirava da Parigi i pittori “Impressionisti”, ossessionati dalla ricerca della luce en plein air. Gli Impressionisti, notoriamente squattrinati, approfittavano dell'ospitalità di uno dei rarissimi colleghi che viveva agiatamente e che possedeva in quel luogo una casa per le vacanze.
Sergio Tomassoli
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