A proposito del mio articolo di dicembre sulle radici cristiane dell'Europa e la politica “anti-laica” vaticana, vorrei precisare alcune cose utili a chi avesse letto la risposta di Samuele Giombi e si fosse affidato a contenuti da lui riportati ma a mio avviso imprecisi. Non affermavo, ad esempio, che la potenza normativa (cioè la pretesa di ispirare o dettare le norme della vita civile) da parte di Chiesa cattolica e Vaticano fosse indicata, come riassume Giombi, da “osservazioni fatte su alcune materie oggetto di legiferazione in Italia” . Citavo invece l'amministrazione Bush, (che ha rilanciato “Dio” come strumento elettorale), Israele, e gli Stati governati dalla legge religiosa musulmana; e riflettevo sugli interventi del “non-Stato” del Vaticano all'Onu e presso l'UE. E questo non, come ipotizza Giombi, per negare ai cattolici la libertà nell'intervento politico. C'è infatti, secondo me, una differenza tangibile tra le differenti “politiche” dei cattolici ed i pronunciamenti della CEI e del Vaticano. Giombi afferma poi che non nella Costituzione, ma nel Preambolo, si fosse richiesta la citazione delle “radici cristiane dell'Europa”. Come se il Preambolo non fosse il fondamento e l'incipit della Carta costituzionale.
Mi rammarico che il mio articolo sia stato oggetto di una replica “in negativo” nella quale le idee altrui vengono considerate “sbagliate” e non semplicemente diverse. L'operazione antidemocratica delle gerarchie cattoliche intende rappresentare politicamente una maggioranza di cattolici che invece su vari temi pare fortemente divisa: chi, come me, ha una sensibilità laica e libertaria non può che avvertire in ciò un'ingerenza. Posso suggerire, per capire, di leggere le dichiarazioni contenute nel nuovo Compendio della dottrina sociale della Chiesa (capitolo “Dottrina sociale e azione ecclesiale”) dal quale le perplessità sull'interpretazione ecclesiale della “laicità” sono purtroppo ben rafforzate.
Francesca Palazzi Arduini