Un libro di Mario Berardi
Costruiti con ritmo veloce di brevi scene allineate, commentati da gustose vignette, questi versi sono un "monumento" a Fano, ieri, oggi, forse domani. Un affresco di una storia vissuta e leggendaria, con protagonisti sempre uguali a se stessi, dannati a una vita eternamente immutabile. Con una via di "fuga" da dominazioni e invasioni: l'arma di una saggia ironia che dà senso al vivere:
"… el fanes én se scumpon
e le manich se rimboca…"
E il poeta, guardando i fatti di sempre con gli occhi del popolano, ritrova al di là delle incrostazioni di una società ingiusta una verità metafisica, assoluta, esistenziale:
"Fan è semper ‘na gran Fan!!!"
Eppure non ci sono alternative o ipotesi di palingenesi politico-sociale. Solo il lamento, neppure più di tanto, per una condizione che è così da sempre. Galli, Carlo Magno, Napoleone e ancora Federico Barbarossa e i tedeschi del ‘43-'44: da quando è "c'minciata la Storia" la città ha suscitato appetiti in tanti stranieri i quali "c'han lasciat sempre un po' j ochi". Solo il sorriso, dunque può salvare, un sorriso che, in una sorta di slittamento dal protagonista al narratore, dissacra le vicende e dà la salvezza, rovesciando giudizi e prospettive.
La città è comunque "la bela Fano", il migliore dei mondi possibili; è saggia e tollerante, capace di risolvere ogni problema, anche i più difficili, come le immigrazioni:
"rass divers c'n'è ‘n gran bel po',
no' fanes sin cuntagiosi:
vien genial chi sta sa no'!"
Insomma una Fano magica, sentita "t'la pell" dai suoi abitanti. Ma forse il poeta, saggio, conosce la verità; eppure indulge alle illusioni dei suoi popolani che hanno visto scorrere la Storia, la solita storia di speranze e disinganni; con una fede assoluta:
"fin ades aven patit
ade' è ora d' ch'mincia' a goda".
Un'attesa lunga millenni, mai risolta per l'inquietante presenza di un "de quej che stan in su". E il potere che, Coibaffi o Senzabaffi, è di ogni tempo e luogo. E il poeta ammiccando al lettore-spettatore, gioca a farne il "Leitmotiv" del suo omaggio alla città: basterà rintracciarlo fra i tanti personaggi che animano le sapide illustrazioni.
Giuseppe Franchini
Questa è una delle 20 illustrazioni del volume in versi dialettali di Mario Berardi "Tira el vent o ‘baia i can Fan è sempre ‘na gran Fan" che tratta gli avvenimenti fanesi attraverso i secoli, dalla preistoria all'avvento dei dischi volanti, quando cioè gli invasori, più o meno pacifici, proverranno dagli spazi siderali. I fatti storici, sintetizzati ma fedeli, hanno tuttavia acrobatiche analogie con tempi e personaggi attuali suscitando sorrisi più o meno amari.
Dop di Gaj, finalment,
èn ‘rivat le trup ruman
ch' han c'minciat j insediament
per funda' quela ch' è Fan.
T' j intervaj de qualch bataja
chi ruman, gran buntempon,
t' el selciat m'teven d'la paja
e, per én romp'se i minchion,
dop ave' "sciolto le righe"
tra ‘n bicchier e ‘na risata
‘na gran "corsa delle bighe"
lì per lì s'erne inventata.
Pensa ‘n po', han anca elett
un cunsilj cumunal
chimat "Ordo". Ogg, in efet,
c'han agiunt davanti un… "Bal".
Mario Berardi