Camminando, sempre e di continuo, avevo la sensazione di essere seguito. Mi feci forza, volevo vederci chiaro, mi voltai di scatto: la vidi, era la mia ombra! Il fatto era anomalo, perché era sempre lì dietro a seguirmi, anche nei giorni senza sole, e nelle ore notturne! Poi non ci feci più caso, divenne una compagna abitudinaria ma più il tempo passava e più l'ombra si allontanava. Prima di perderla definitivamente, volli conoscerla e così d'improvviso mi girai e volsi lo sguardo dietro. Ma l'ombra era troppo lontana (avevo atteso troppo) era impossibile delinearla e riconoscerla. Fu molto gentile, mi fece cenno con la mano di continuare la mia strada. Poi mi sorrise e scomparve, con passo agile e svelto, ed allora la riconobbi: era la mia giovinezza. Continuai il mio cammino con passo greve e breve, senza il sostegno della mia ombra. E giunto all'ultimo scalino del sentiero destinatomi, mi sedetti, stanco di membra e di mente, quando improvvisamente la ritrovai accanto e mi fece rivivere tutti i piacevoli percorsi della mia gioventù… Ero felice di averla ritrovata e ricordata; poi, inesorabilmente, le nostre due immagini perdettero consistenza e forma ma, sempre stringendosi per mano, le nostre due ombre si confusero nell'ombra della notte infinita.
Michele Scrima
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