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Ritratto della moglie Ida, 1924-1925, carboncino.
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Il Comune di Mombaroccio, in collaborazione con lo SPAC (Sistema Provinciale di Arte Contemporanea - Provincia di Pesaro e Urbino). ha reso omaggio in luglio al pittore Ciro Pavisa, uno dei pittori più amati della nostra provincia e un protagonista dell'arte del Novecento. Nato a Mombaroccio nel 1890, Ciro Pavisa visse e lavorò per circa quarant'anni a Pesaro, dove tenne dal 1931 al 1960 la cattedra di Disegno ornato e geometrico presso l'Istituto d'Arte "F. Mengaroni". Nel corso della sua vita (si spegnerà nel 1972, a 82 anni) Pavisa fu in contatto con i maggiori artisti della zona: come il pittore Fernando Mariotti, che diventerà suo cognato (i due avevano sposato due sorelle); schivo e riservato, però, il pittore di Mombaroccio scelse di restare fuori dai circoli o dai cenacoli che animavano la vita culturale pesarese: dopo aver partecipato tra gli anni '20 e '30 a diverse esposizioni, si ritirò progressivamente in una solitudine feconda dedicandosi, specialmente in età avanzata, a quelle "marine" per le quali è ancora amatissimo dai collezionisti della nostra provincia. Nonostante i numerosi trasferimenti dovuti agli incarichi professionali, il pittore restò sempre profondamente legato alla sua terra, tanto da definirsi come "Ciro Pavisa da Montebaroccio". Nelle Marche il suo nome resta legato soprattutto a una cospicua produzione di tempere e affreschi a soggetto sacro, tra cui ricordiamo quelli realizzati per il Santuario della Madonna della Misericordia di Petriolo (1920-'21), il Duomo di Macerata (1924) e la Collegiata di San Lorenzo di Urbisaglia (1926-'29). Particolarmente significative le tappe dell'itinerario espositivo organizzato dall'amministrazione comunale con la consulenza scientifica di Grazia Calegari e la cura di Cristina Ortolani e Simonetta Bastianelli: la Chiesa di Santa Susanna (nella frazione di Villagrande) dove Pavisa dipinse, appena diciottenne, le tempere della cupola (la Crocifissione e alcuni episodi della vita di Cristo), sua prima opera importante e dove volle lasciare in tarda età anche quella che è forse l'ultima sua testimonianza artistica, la Via Crucis della seconda metà degli anni '60; il Santuario francescano del Beato Sante, presso il quale realizzò intorno al 1930 la decorazione della cappella che custodisce le spoglie del Beato, con Il miracolo delle ciliegie e Il miracolo del lupo; la Chiesa di San Marco a Mombaroccio dove sono stati esposti alcuni dei suoi quadri più significativi, provenienti da collezioni private.
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